Quello che segue è il mio personale decalogo di scrittura: 10 regole che ho individuato e che cerco di seguire quando scrivo, una sorta di miei personali 10 comandamenti.
1. Pochi preamboli: a volte leggo post che iniziano con ‘Ciao a tutti, è da un pezzo che non scrivo perché sono stato a trovare la zia Esterina / perché non avevo idee sul cosa scrivere / perché mi si è rotta la Olivetti lettera32.
Ora prometto che scriverò 3 volte al giorno’.
In genere quando arrivo a questo punto abbandono: se ho qualcosa da dire vado al sodo piuttosto in fretta, se non ho nulla da dire sto zitta.
Chi legge potrebbe leggermi appena dopo la pubblicazione o tra un mese, ma deve poter leggere IL PEZZO, non il mio diario di bordo.
2. Niente polemiche. Se hai da ridire con la suocera, il capoufficio, la collega stronza, l’impiegata delle poste scortese, non è con una filippica sul blog che risolvi le cose.
Primo i panni sporchi si lavano in casa, secondo chi legge ha già la sua suocera, il suo capoufficio, la sua collega stronza.
Se non ti interessano le beghe degli altri, evita di impestare gli altri con le tue.
3. Ogni cosa dal tuo punto di vista: questa è una tecnica che ho imparato da un libro americano che spiega come gestire le conversazioni difficili.
Se qualcuno ti insulta, devi dire che ti sei sentito offeso, per esprimere lo stesso concetto.
Così facendo eviti i processi alle altrui intenzioni: nessuno potrà confutare ciò che provi, al massimo ti definirà permaloso.
Se invece affermi che tizio è un villano perché va in giro ad insultarti, esprimi una valutazione opinabile sull’operato altrui.
4. Chi ti legge è ignorante, nel senso semantico del termine, ovvero ignora ciò che stai per raccontare.
Pertanto cerca di includere tutti i dettagli che servono a definire il contesto: profumi, colori, rumori, impressioni, dettagli.
Nulla deve essere dato per scontato: su una scena che hai vissuto, se vuoi ricrearla in chi ti legge, devi fornire i particolari necessari.
Chi ti legge non era con te e non li conosce fino a che non glieli descrivi.
Questo non significa aggiungere minuzie superflue, ma se il post diventa ‘troppo lungo’ per chi legge… Amen. Se è interessato lo leggerà in più tempi.
Mi ritengo orientata alla scrittura più che alla fotografia, pur rendendomi conto che il mondo viaggia verso un tipo di informazione più immediata.
5. Rileggi sempre più volte.
Gli errori ortografici sono fastidiosi come una foglia di prezzemolo tra gli incisivi dell’interlocutore.
Inoltre cerca di tagliare tutte le locuzioni fine a se stesse che non fanno altro che appesantire il pezzo.
Rileggi con gli occhi dell’estraneo per vedere se hai espresso il senso di ciò che intendi, se sia necessario aggiungere dettagli, anticipare periodi o smezzare paragrafi troppo densi.
Rileggi per smussare affermazioni troppo perentorie rispetto a quello che intendi esprimere, o per rinforzare concetti rimasti deboli.
6. Evita lo stile troppo aulico: a volte leggo dei post che sono dei piccoli capolavori ma che a me non trasmettono niente.
Perché non li capisco!
Se sono costretta a rileggere un periodo per scoprire che non dava nessuna informazione mi scoraggio.
Cose tipo ‘la luce filtrava tenue tra i rami degli alberi giocando con l’ineluttabilità del tramonto’ nei miei scritti non ci sono.
Non mi vengono.
Questa, più che una regola, è un’ammissione di limitatezza.
7. Cerca di vincere la timidezza: non conosci chi ti legge, o ti leggerà un giorno.
Se temi di rivelare cose troppo personali; scrivile per te e poi rileggi fino a vederle con occhio estraneo.
Spesso mi rendo conto che in realtà non ho detto nulla di misterioso o peggio di scabroso, ma solo raccontato una vicenda normalissima, e anzi molti ci si ritrovano.
8. La regola del 3: gli elenchi sono costituiti di tre elementi; due è un’alternativa, di più rischia di essere troppo. Trovare nel limite del possibile, tre aggettivi, tre parole, tre termini per un paragone efficace.
9. Racconta quello che conosci e raccontalo dal tuo punto di vista.
Io ho scarsa fantasia ma la realtà spesso offre spunti molto più coinvolgenti.
10. Ogni tanto metti un titolo o un’immagine vagamente allusiva.
C’è poco da fare: tira! Lo sanno anche le riviste come Focus che vorrebbe parlare di scienza e quotidiani come la Repubblica, che dovrebbe fare informazione.
E se siete arrivati a leggere fino a qua, nonostante la lunghezza del post, me ne date conferma.
Abbastanza d’accordo praticamente con tutte le regole. ma le farei precedere da una regola fondamentale: non esistono regole! 😉
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Infatti sono le mie… mica le detto agli altri, e nemmeno mi ci attengo sempre
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Stoica hahaha
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Ogni regola è tale se viene infranta 😜
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Consigli ecco… auto-consigli 😝
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Ottime regole davvero, anche se devo dire che le polemiche, anche implicite, sotto forma di sfoghi, li scrivo… e non rileggo quasi mai 😅
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Diciamo che è liberatorio scrivere e sfogarsi… ma poi chi legge si trova investito di un sacco dì negatività che non merita…
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Questo è vero… penso dipenda dalle scelte di ciascuno se pubblicare o meno 😉
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Un blog è personale proprio perché ognuno ci mette qualcosa di suo, a volte piacevole a volte no..ma non deve servire al lettore, ma a sé stesso..almeno io la vedo così 😊
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La mia non voleva essere una critica ad altrui modi di scrivere ma la condivisione di quello che è il mio modo di procedere…
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Cerca..fai..rileggi..a me sembrano imperativi.
A differenza di cerco..faccio..rileggo.. io l’ho intesa così ..
In alcuni punti hai perfettamente ragione, io cerco di leggere tutto e tutti ma a volte diventa un lavoro più che un piacere
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Inizialmente lo avevo redatto in prima persona come dici tu, poi l’ho definito decalogo e mi pareva più convincente all’imperativo, altrimenti mi suonava troppo da ‘caro diario’
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Diciamo che è vero che si scrive principalmente per se stessi ma poi quando si pubblica si sta scrivendo inevitabilmente per gli altri, anche.
Le vedo come una forma di rispetto e cortesia… così come quando pubblico non uso abbreviazioni tipo cmq o xe…
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Io lo vedo come una cosa mia, certo gli altri leggeranno (forse), metteranno il “mi piace ” volutamente o a caso..pazienza..
Da quando ho aperto il blog sono entrata in crisi con il da o dá, fa o fá ! Ho dubbi che prima non avevo 😬
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Io con i plurali di faccia / valigia etc…
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Sono d’accordissimo specialmente su “Evita lo stile troppo aulico”.
Devo dire che ci sono blogger che scrivono in modo squisito, ma infarciscono ciò che scrivono con termini troppo ricercati. La semplicità per me è sinonimo di bellezza.
Aggiengo anche: concisione.
Vuoi parlare della pace del mondo? 10 righe. Non un pistolotto da 80 righe.
IMHO, ovvio
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Non è solo il vocabolario che deve essere semplice, ma tutto il costrutto. Sto leggendo un libro di cui tutti parlano benissimo ed è l’unico motivo per cui insisto ad andare oltre ma io non ci sto capendo NIENTE 😣
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Confermo: letto tutto, le regole hanno funzionato… e mi hai fatto pure venire voglia di rileggere le lezioni americane di Italo Calvino, grazie!
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Io potrei leggerle per la prima volta invece…
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