Valli a capire

“Tu non hai figli … non puoi capire” è una delle frasi più fastidiose, indisponenti, urticanti; a chi la pronuncia dovrebbe come minimo schittargli in testa un piccione, seduta stante.

Chi la ascolta si sente impossibilitato a controbattere, sulla base della sua mancanza, alla quale non può rimediare, almeno nel breve periodo, e comunque non è tenuto a.

In realtà la frase è posta male, trasferisce sul prossimo una situazione di inferiorità: quello veramente impossibilitato è chi la pronuncia, ed è una dichiarazione di resa. 

Leggasi: tu persona sana di mente non hai elementi concreti per figurarti le folli assurdità a cui ti conduce un figlio; che se fosse semplicemente un bambino, quello di un altro intendo, cercheresti di ragionarci; ma dato che è tuo figlio non ce la fai.

Porto un esempio: Sofia mi chiede di avere della crostata per la merenda da portare a scuola. Non potendo prepararla in via continuativa, compro al supermercato delle crostatine confezionate. Non le classiche immangiabili schifezze della marca col piccolo mugnaio che non nomino; cerco un prodotto che mi ispiri un po’ (io quelle le odiavo, specie nella versione cioccolato).

Sto bene attenta che siano all’albicocca, come mi ha chiesto.

Porto a casa due confezioni e:

“No! Queste mamma non mi piacciono.”

“Ma come lo sai? Assaggiale almeno!”

“No, vedi? Hanno i quadri troppo piccoli; le crostate buone (quelle che compra sua nonna) hanno i quadri più grandi.”

I quadri troppo piccoli. 

Cerco di razionalizzare come la dimensione del quadro possa influire sul gusto, e di farmi un’idea precisa della dimensione ‘corretta’.

“Eh ma Sofia, quelle son torte intere, queste sono merendine, è tutto in proporzione.”

“Allora tu prendi quelle grandi mamma!”

“Ma come fai a portartela a scuola?”

“Me ne tagli una fetta e me la incarti.”

Logica inoppugnabile. 
Così resto con due scatole piene di crostatine che indovina un po’ a chi toccherà mangiarle?
Al successivo giro al supermercato nella corsia dei dolci inizio una minuziosa ispezione dei prodotti: questa no ha i quadri troppo grandi, questa no è alla ciliegia, rimango perplessa su una crostata che sembra avere tutte le carte in regola salvo il fatto che è rotonda (mentre lei è abituata ad una forma rettangolare).

I quadri troppo piccoli no, ma nemmeno i quadri troppo grandi.

Devo trovare quella con i quadri giusti.

Andrà bene? Mentre rimugino sono chinata in avanti perché sono esposte tutte sullo scaffale più basso, e continuo la ricerca di quella perfetta, la crostata che non c’è.

I quadri troppo piccoli. 

Mi vergogno terribilmente perché chi passa si domanderà certo cosa faccio da alcuni minuti in quella posizione culinaria.

Non capirebbero, ed è normale che sia così: perchè è irrazionale. 

I quadri troppo piccoli.

Se qualcuno mi chiedesse cosa aspetto a infilare nel carrello sta crostata che ho in mano da alcuni minuti, dovrei convincerlo che sto riflettendo sulla forma del dolce e sulla dimensione del quadro.

Non so nemmeno se mi crederebbero.

I quadri troppo piccoli.

Morale: porto a casa la crostata rotonda che ottiene la tanto ambita certificazione; la prima sera ne parte metà (sì lo so che era per la merenda, ma bisognava testarla); la sera dopo Viola stabilisce che èmmia, e si mangia da sola quello che ne rimane.

Sofia ne vorrebbe ancora, ma è terminata:  ci sono però le crostatine, quelle con i quadri troppo piccoli.

“Mmmmm… sono buonissime mamma!”

Ecco, la prima che non può capire sono io, che sono la sua mamma.

11 Replies to “Valli a capire”

  1. In certi panifici, comunque, ci sono le crostate rettangolari (per via della forma della teglia), ma presumo costino di più di quelle industriali e abbiano una consistenza differente.

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  2. Anche a me non piacciono le crostatine del Mulino Bianco, che tanto per dire hanno tutta crosta a di marmellata ben poca. Anni fa mi piacevano quelle rettangolari (non ricordo la marca) che non avevano crosta e avevano i quadri esatti, ma ora non le trovo più.

    Tornando alla frase d’inizio. Ce ne sono mille varianti: tu non hai sorelle e non puoi capire, tu sei astemio e non puoi capire, tu non ha la patente e quindi non puoi capire.
    Il mondo è zeppo di persone che non capiscono.

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  3. Mah!
    Uno dei miei bambini amava molto le patate lesse , e un giorno, mentre le sbucciavo , una mi si era spezzata in due o tre parti . Gliel’avevo messa nel piatto perché cominciasse a mangiarne in attesa del resto , ma lui: …”ma a me piace “aggiustata”, proclamo’.

    Hai voglia a fagli capire che il sapore era identico a quello delle patate intere…..

    Anche a me non piace la fase a cui alludi e che lascia l’interlocutore impossibilitato ad argomentare, pero’ mi da’altrettanto fastidio chi vuole insegnarti a essere genitore senza averne la minima esperienza…

    Bello il tuo post

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    1. Vero… i laureati in tuttologia iniziano a spopolare… ma è vero per tante situazioni… per capire bisogna viverle in prima persona. Però non è carino bloccare ogni forma di considerazione da chi non ne ha titolo, è un po’ una dichiarazione di guerra…

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    1. Dico bene anche io: se hai fame, mangi.
      Il mio discorso verteva più sull’irrazionalità di certe motivazioni dei comportamenti dei bambini… che sono difficili da capire, anzi essendo irrazionali non ce la si può fare. Ma in quanto figli si va oltre (che non vuol dire ‘capire’)

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