Il catalogo Ikea

La mia idea di arredamento è l’esposizione mobiliare, ovvero i mobili e nulla di più.

Mi rendo conto che la cosa è poco praticabile, ma tenderei almeno a conservare tutto il necessario dentro gli armadi e le credenze, creando un’impressione di vuoto, di spazio disponibile.

In poche parole odio i soprammobili, le suppellettili, le masserizie.
Da quando sono nate le mie figlie questo ideale rimane un’utopia perchè dove io creo lo spazio, il vuoto, loro riempiono con i giocattoli, o con gli oggetti che trovano in giro e trasformano in giocattoli.
Ho rinunciato a rimuovere dalla parete un calendario settimanale, dove ogni foglietto indica un giorno diverso con un suo colore e Sofia sposta la freccia.

Anzi spostava perchè ormai è da un pezzo che è martedì e forse in una delle mie incursioni notturne potrei provvedere.
Quando vivevo con i miei genitori mi ritrovavo a combattere analoghe battaglie, senza poter sperare di eliminare nottetempo le inutilità e passare inosservata.
Alcune di queste sono rimaste esposte per così tanto tempo che un po’, lo ammetto, le conservo nel cuore.
La passione materna per i rompicapo precedeva l’avvento del cubo di Rubik, e per casa circolava un cubetto di legno, di pari dimensioni del famoso collega, ma smontabile anziché snodabile. E mai più rimontabile, per i comuni mortali.

Mentre mamma si dilettava a ricomporre il cubo si poteva trascorrere qualche minuto di svago con la dama cinese in versione solitario, mangiando (simbolicamente) al salto le palline disposte a croce, fino a rimanere con una sola. Più facile a giocarsi che a spiegarsi.

Anche questo gioco era di legno, ma alcune palline erano andate perse e sostituite con biglie di vetro (quelle che si usano in spiaggia sulla sabbia).
Oppure, per dilettarsi senza spremere le meningi, fare oscillare una lunga molla di acciaio tra una mano e l’altra, a cascata. Anti stress elicoidale.

O ruotare un quadretto di vetro che tra due sottili lastre azzurre racchiudeva ermeticamente acqua, sabbia finissima e polvere magnetica, e ad ogni rotazione componeva un paesaggio diverso, marino e montano insieme.

Aristotele spiegava la fisica dei gravi dicendo che la natura ha horror vacui, paura del vuoto.
Così mia mamma: mai che rimanesse vuoto un angolo di casa o la parte superiore di uno stipetto!

Sulla credenza in sala campeggiava un cestino simile a quello da cui spuntano i serpenti degli incantatori, nel quale conservava monete di infimo taglio (le 5£ e 10£ prima, le 50£ e le 100£ bonsai più avanti negli anni) adatte ai giochi d’azzardo casalinghi; dal coperchio a punta sbucava una scultura in ceramica che riproduceva una mano, molto verosimilmente. A prima vista sembrava avessimo anche noi Mano per maggiordomo, proprio come la famiglia Addams.
Ma perchè limitarsi alle sculture altrui quando con un foglio di compensato, traforo e tanta pazienza si può costruire un gabbiano e sospenderlo dalle ali, incernierate al torso con filo da pesca, dando l’impressione che si librasse in volo? 

Il gabbiano aveva l’imbarazzo della scelta di quale arcobaleno puntare, uno tra i vari che mamma aveva dipinto sulle tende di ogni stanza.
Ma la suppellettile più singolare, il portafortuna a cui ho continuato a credere anche dopo che aveva perso una gamba, era l’ekeko: una statuina di gesso proveniente dal sud America che andava imboccata con una sigaretta per mantenerlo scaramanticamente attivo, e portare abbondanza nella casa in cui era conservato.

10 Replies to “Il catalogo Ikea”

  1. Ci ho fatto caso: le mamme super pignole , crescono figlie disordinate , le mamme con l’horror vacui , allevano figlie come te. “Tabula rasa” , sembra essere il tuo motto….!
    Io ho avuto un periodo nella vita in cui ero cosi’ , avevo bisogno di ordine , di sgombero , di spazi liberi , di oggetti bianchi…
    Adesso , da grande , l”ordine” continua a costituire per me un punto fermo da cui parto prima di iniziare qualsiasi progetto , ma poi arrivo a situazioni , gesti , linee , colori , improvvisazioni …che non avrei mai accettato in gioventu’!
    Si cambia….

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  2. Concordo pienamente con te e la tua aspirazione all’ordine. Non sono maniacale, ma detesto l’abbondanza di oggetti su tavoli, mensole, mobili in generale. Da un paio d’anni, non ho questo problema perché divido lo spazio con una decina di piante d’appartamento che si fanno i fatti loro 😉 ma prima non m’aveva detto bene, almeno in due occasioni.

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