Patavinitas

Chi ha detto che gli esami non finiscono mai non aveva fatto i conti con le gare. Per quanto mi riguarda gli esami sono finiti da un pezzo, quelli scolastici ovviamente
Invece le gare, quelle continuano.

E siccome sono una sognatrice (nel senso che vorrei fare meglio ogni volta ‘alla prossima’) mi illudo e mi iscrivo (o mi iscrivo e mi illudo).
Ieri il gran prix Veneto faceva tappa a Padova, e il programma offriva la possibilità di ripetere ben due delle performances a cui miro di più.

Peccato che la scaletta le avesse previste una al mattino e una al pomeriggio, ma tanto sono comoda a casa, che sarà mai.
Primo viaggio di andata, ammiro il laghetto in cui la casa non si specchia (c’era foschia), ammiro l’alternarsi della fioritura bianca e rosa, tutta puntiforme, che crea un effetto impalpabile, come quelli dei quadri degli impressionisti.
La radio passa Despacito, che è già un tormentone estivo anche se deve ancora arrivare primavera.

In poco tempo raggiungo l’impianto.

All’ingresso trovo un ragazzo che si interroga sul divieto di entrare coi cani: cioè generalmente lo si vieta ai cani, quindi il cane da solo può entrare? Si chiede.

Gli spogliatoi sono angusti e c’è molta gente. Per entrare in vasca supero il solito drappello che si aggrega davanti a startlist e risultati e rimane col naso all’insù a consultarli.

Ho calcolato giusti i tempi e sono subito in pre-chiamata, dove incontro conoscenze vecchie e nuove.

Che strano, quando ho iniziato, da M30, mi chiedevo se tutte quelle vecchie non avessero proprio niente di meglio da fare la domenica, avranno pure una famiglia no? Ora invece le considerazioni su quelle un po’ più vecchie di me sono del tipo ‘Guarda un po’ che fisico, M55 e sembra una ragazzina, è così che vorrei essere anche io’.
Gareggiare vicino a casa ti concede il privilegio dell’ubiquita, così posso godermi la parte centrale della giornata festeggiando il papà (delle mie bimbe).
Secondo viaggio di andata: ancora i fiori dall’autostrada, ancora Despacito, praticamente come diceva il Liga ‘da casello a casello’.
Molta la stanchezza accumulata in mattinata e cerco di convincermi che comunque vale la pena di tentare di migliorare il 50 stile, anche se il 100 misto della mattina è stato un flop.
Esco di nuovo a Padova Ovest, ma ho sempre bisogno del navigatore.

Eppure buona parte della mia vita è legata a Padova: le prime gite in treno la domenica con le amiche; gli anni dell’università, i corsi, le lezioni, le aule, le mense; i ricoveri periodici di mia nonna; il luminare che avrebbe potuto (?) salvare mio papà; numerosi colloqui dopo che ero rimasta senza lavoro in seguito alla nascita di Sofia; il nuovo lavoro e quello successivo.

A Padova c’erano i centri commerciali quando ancora a Vicenza non esistevano; adesso comunque ci sono Ikea, Grom e la Feltrineli, tutte attività commerciali che a Vicenza mancano.

Insomma dovrei conoscerla come le mie tasche, invece ne conosco il perimetro, per quei segmenti che mi hanno riguardato. I padovani riconoscono subito che non sono una di loro, basta che mi sentano pronunciare vèrde con la E aperta e subito sghignazzano.

Persa in questi pensieri smarrisco la strada per la piscina ma presto la ritrovo.

Giusta un in tempo per ripetere il rituale riscaldamento-vestizione-prechiamata-gara.

La vestizione da bagnati di un costume bagnato richiede tanta tanta pazienza, come con i bambini: una piega alla volta, un centimetro dopo l’altro, una spruzzata di borotalco e va su.

Purtroppo anche il 50 stile non va come speravo.

Rientro senza aver centrato l’obiettivo. Alla prossima.

9 Replies to “Patavinitas”

    1. Mille grazie 😊
      Ho vinto anche sulla carta, perché le prestazioni mi sono valse due medaglie d’oro per la mia categoria. Io però puntavo ad un minimo miglioramento, che non c’è proprio stato…

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