Nessuno come noi

Cosa resterà di questi anni 80? Nel 1987 io sostenevo gli esami per la licenza media, mentre il racconto di Luca Bianchini si svolge un po’ più in là, in una terza liceo a Torino.

Gli ingredienti della storia ci sono tutti: amicizia, amore, inciuci. E qua e là, come lo zucchero a velo sulla torta, qualche fattore scatenante dei ricordi: il Moncler, il Pajero, Ciranda de Pedra, le canzoni dei Level42 e degli U2; sì lo so che si sentono ancora, ma allora erano fresche di incisione.

E poi lo scioglipancia di Wanna Marchi, lo Stone Island, i capelli cotonati, i Camperos, i telefoni pubblici a gettone, che ti capitava di trovare la cornetta ancora calda dall’utilizzatore precedente.

Le vicende di un gruppo di adolescenti mi riportano ad un tempo in cui per darsi appuntamento era necessario telefonarsi da casa a casa, ad un tempo in cui si faceva aerobica con gli scaldamuscoli, ad un tempo in cui le esperienze sessuali di ciascuno venivano graduate secondo bizzarre scale di taratura, ad un tempo in cui si aspettava il prossimo a compiere i fatidici 18 anni per andare alla sua festa, ad un tempo in cui durante i compiti in classe ci si lanciava biglietti appallottolati con le soluzioni.

Non si racconta solo di ragazzi, nella storia ci sono anche vicende di uomini e donne; leggerle ora è guardare con occhio adulto coloro che all’epoca ci sembravano infallibili e che poi abbiamo scoperto essere umani.

Un doppio punto di vista sorvola l’opera: quello del lettore adulto che si rivede adolescente e quello del lettore adulto che rivede gli adulti dell’epoca da un punto di vista più maturo. Oppure quello del lettore giovane che scopre un mondo che sembra ormai remoto.

L’ambiente ricreato è fedelissimo: le Timberland, la dicotomia Spandau Ballet o Duran Duran, le felpe della Best Company, le musicassette che perdevano il nastro nel walkman, e per rimetterle in sesto si riavvolgeva con la penna biro, i Burlington, l’Henry Lloyd, la telefonia in duplex col vicino di casa, solo uno dei due telefonava.

E poi … i paninari – i metallari – i sorcini; e ogni volta gli stessi casini.

Io mi ci sono ritrovata in pieno, forse per capire gli adolescenti di oggi bisognerebbe sforzarsi di ricordare gli adolescenti che si è stati.

Nonostante alcune incongruenze (nessun programma di liceo prevede i logaritmi e Ariosto nel corso dello stesso anno scolastico) la trama è semplice ma ben condotta, condita anche di qualche colpo di scena.

Una lettura piacevole, senza pretese, per chi vuole fare un tuffo nel passato o chi vuole sorprendersi leggendo come ci si manteneva in contatto prima dell’avvento dei social network, di internet ma anche solo della telefonia mobile.

12 Replies to “Nessuno come noi”

  1. Ricordo il duplex a casa, anche se noi non l’avevamo… mio papà l’aveva fatto togliere nei primi anni ’80 perché ci continuavano a cambiare il numero di telefono (quindi il duplex abbinato), così quando i miei amici mi raccontavano che, quando il loro duplex telefonava, il loro apparecchio era inutilizzabile.. beh, per me era una cosa assurda! Così, chiedendo a casa, scoprii che avevamo “il singolo”.
    Chissà cosa penserebbero i millenials scoprendo che noi le ricerche le facevamo con “il libro delle mie ricerche” tagliando le figurine e non su wikipedia…

    P.S. Io ho fatto l’esame per la licenza media nel 1989… molte mode me le ricordo, ma non mi interessavano… mentre a scuola ci piacevano un sacco le cose della “naioleari”, colorate e con tutti gli oggettini.

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  2. Penso che ognuno, riguardando indietro, ripensi con nostalgia i suoi anni ’80; ’90 ecc. Certamente la telefonia e il web hanno fatto la differenza perché hanno influito nel bene e nel male nelle relazioni, ma chissà tra dieci anni cosa mancherà della loro adolescenza, agli adulti del prossimo futuro

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