L’amore addosso

Non ho mai letto un Harmony ma me lo immagino più o meno così.
Quello di Sara Rattaro è un racconto inverosimile.
E’ la storia di una relazione extraconiugale, anzi due, una matrioska di tradimenti.
La protagonista, Giulia, narra in prima persona la sua storia d’amore con Federico, nata a causa del tradimento che Emanuele, il marito, le perpetra, o almeno così crede.
Ma è anche la storia del tradimento della madre di Giulia nei confronti della figlia, e di Giulia nei confronti della sorella.
La trama coinvolge tempi e luoghi diversi, e non si segue agevolmente il filo logico, se non dopo aver letto tutto il libro.
Il racconto soffre del limite che non produce emozioni, si limita a riferire i fatti accaduti.
Io ad un autore chiedo: non descrivermi un’emozione raccontandomela, fammela provare!
Dimmi di che colore aveva il manico la tazzina del caffè con cui ti sei scottata la lingua, e quanto zucchero ci avevi messo, non limitarti a dirmi che ti sei scottata.
Aggiungi dei dettagli che rendano il racconto realistico; fammi vivere il momento che hai vissuto tu, ricrealo in me, trasmettimi le sensazioni che hai provato.
Invece niente.
Troppi sono i fatti raccontati, una cronaca remota di accadimenti che hanno dell’incredibile e che vengono sciorinati uno dietro l’altro senza far gravare il peso dei dettagli su ciascuno. Un resoconto sterile di un uragano.
Ogni tanto ci sono delle frasi scritte in corsivo, avulse dalla narrazione, vorrebbero essere dei pensieri conclusivi dell’episodio narrato suppongo, ma puzzano tanto di bozze per status che il lettore diligente potrebbe condividere sui social.

14 Replies to “L’amore addosso”

  1. sembri esigente ed è giusto. Credo che però l’equilibrio sia sottile. Almeno per me, quando leggo, trovo che molti dettagli spesso ci siano solo per allungare il brodo e non aumentano il mio coinvolgimento, anzi…
    Non so, probabilmente non c’è una formula giusta, o forse c’è ma è impossibile da spiegare.

    chissà se secondo te nel mio ultimo post sono riuscito a trovarla e qualche emozione traspare… mi fai sapere la tua opinione? Sono curioso 🙂

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    1. Penso sia questione di gusti, io esprimo i miei, non mi sento di definire i miei post recensioni, semplicemente ho trovato frettoloso e sommario il racconto: di ciò di cui parla si vede distante km che non ne Sa niente.

      La tua intervista l’ho letta ancora domenica quando l’hai pubblicata, tutta, parola per parola. È un tema molto ‘hot’ sul quale faccio fatica ad esprimermi. Tu hai trovato le domande giuste!

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  2. Neanch’io ho mai letto un Harmony , ma quello a cui alludi è’ solo una fattispecie creata da te, sbaglio…?

    Da un libro io pretendo che mi trasporti nel mondo di cui sta narrando e mentre lo leggo , io ci vivo in quel mondo e ne esco a malapena per le incombenze obbligatorie….
    E che dispiacere quando le pagine stanno per finire!

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  3. Non ho letto il libro quindi non posso esprimermi in merito, però sono d’accordo con te sulle sensazioni che questo deve darti per poterti piacere. È ovvio che è una questione di gusti ma si sa, se una sensazione l’hai vissuta anche solo in parte, riesci a raccontarla meglio e sei più sincero.

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  4. io sono abbastanza esigente in termini di lettura: la nostra lingua è bella e ricca di termini particolari che rendono i racconti preziosi. spesso mi imbatto in libri con la tipica scrittura americana… soggetto verbo predicato punto; soggetto verbo predicato punto; allora mi rompo le scatole e pianto lì.

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    1. In realtà non è tanto questione di stile, nel caso specifico. Ma due particolari mettili no? Invece di dire ‘ho preso il treno per andare là’ dimmi che la carrozza era affollata, che faceva caldo…

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