Dovevo aspettarmelo da una che scrive a 4 mani con Gramellini, ma volevo proprio vedere (se come dice il droghiere…).
Si tratta di un libercolo di un centinaio di pagine, letto nel tempo di una seduta dal parrucchiere per il restauro periodico.
La principessa ‘Qualcosa di troppo’ è una tipa sopra le righe: non come tutti i ragazzini Abbastanza, non c’è nulla di mediocre nella sua vita.
Ogni cosa che fa deve essere ‘di più’.
Quando arriva per lei l’età del matrimonio suo padre le presenta 5 pretendenti:
qualcosa di più / di speciale / di blu / di giusto / di buffo.
Con ciascuno di questi le cose partono ‘alla grande’, lei sente una forte vibrazione nella pancia che ritiene inequivocabilmente amore; ma nel giro di breve tempo la misura viene colmata, lei si stanca e chiama a gran voce il cavalier Niente.
Ad un certo punto sembra anche di aver trovato un equilibrio, accettando di condividere le sue giornate su smorfialibro, come fanno i ragazzini abbastanza, standosene rinchiusa in casa ed esponendo su un lenzuolo bianco steso fuori dalla finestra un disegno e alcune parole che descrivano il suo stato d’animo.
Con il cavalier Niente, Qualcosa di troppo condivide il suo tempo migliore.
Il cavalier Niente riesce a farle accettare madama Noia.
Il Cavalier Niente le fa comprendere la differenza tra il vuoto che ha sentito dopo la perdita della mamma e il vuoto che crede continuamente di dover colmare.
Quando Qualcosa di troppo riesce a gestire il suo tempo vuoto, a non voler per forza riempire tutto con qualcosa da fare, ad essere come una bottiglia, capace di rimanere vuota per rendersi disponibile ad essere riempita solamente quando serve, finalmente diventa Qualcosa e trova il compagno con cui sta bene.
Come lettura adolescenziale può anche essere valida, ma mi è apparso abbastanza come un trattato di filosofia spiccia: questo denigrare l’uso dei social implica, secondo me, un uso distorto degli stessi.
Se è comunque vero che è l’uso che ne fa la maggior parte della gente, chi ne coglie il meccanismo è perché ne è parte a tutti gli effetti.
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la Gamberale non mi dispiace, me lo procuro perché mi hai incuriosito e ci risentiamo per un confronto (magari in pvt se no spoileriamo troppo 😉 )
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Si volentieri (evito sempre infatti di entrare troppo nel merito) 😘
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A dir la verità , non ho capito bene…perché la Gamberale scrive a 4 mani con Gramellini.
Devo per forza rileggere quello che hai riferito qui ….
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Questo è tutto farina del suo sacco comunque
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L’ho letto anche io, ma come lettura serale coi miei due grandi (8 e 6 anni). E’ piaciuto a tutti, però confesso che in alcuni momenti ho pensato fosse retorico e troppo tirato per le lunghe (tipo quando la protagonista incontra tutti i vari candidati a sposarla). In generale comunque è una bella fiaba, alcuni passaggi li ho trovati molto efficaci e ben scritti.
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Ecco vedi… ho detto adolescenziale ma in realtà è adatta a un pubblico ancora più giovane! Di per sè è leggera, scorrevole, facile da leggere… però come hai osservato anche tu un po’ troppo retorica. Una favoletta, e come tale godibile. Ma se la pretesa è di trasmettere un messaggio profondo, il registro non è all’altezza, per i miei gusti personale.
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Be’, lei ha scelto quella chiave. Una fiaba per adulti (e non)… Forse non adatta a tutti gusti.
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Era il tuo primo libro della Gamberale?
Io ne ho letti parecchi dei suoi. Me n’è piaciuto solo uno. Però credo che scriva molto bene.
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Si il primo… non so se ce ne saranno altri… per quanto scriva comunque bene
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Se proprio ti andasse, prova con “Le luci nelle case degli altri”.
Gli altri no 😊
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Ascolterò il tuo consiglio!!!
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