Se ‘ascoltare i discorsi altrui’ fosse uno sport io potrei ambire alla medaglia d’oro: campionessa olimpica di fatti degli altri.
Una sera della scorsa settimana dopo una nuotata mi stavo rivestendo. Lo spogliatoio era occupato da un gruppo di gestanti che avevano appena terminato il corso di acquagym pre-parto. Sorvolo sui dettagli di questa attività di cui, brevemente, nutro scarsa considerazione.
Però vedere tutte ‘ste pancione che si ungono di crema e si rivestono mi mette una certa allegria. Due di loro si erano attardate e si stavano scambiando pareri sulla pesantezza del vestiario del neonato necessaria tra settembre e ottobre.
Io ero lì con loro, nello spogliatoio comune, e non potevo non sentire i loro discorsi. Una delle due ha terminato la vestizione e ha salutato l’altra che ancora doveva oliarsi la pancia.
Questa ragazza, che chiameremo Jessica, è rimasta da sola, o meglio senza altre gestanti con cui conversare.
Jessica ha lunghi capelli rossi, proprio come Jessica Rabbit; ha un fisico minuto ma molto tonico. Per raccogliere ciò che le cade a terra non si china ma fa lo squat.
L’ho sentita affermare che il suo bimbo nascerà molto grande, perché nella sua famiglia lei e le sorelle sono nate oltre i 4 kg. La cosa non sembra preoccuparla, se non per la taglia dei pagliaccetti.
Dato che è rimasta da sola mi faccio coraggio, le chiedo timidamente quando è prevista la nascita.
Mi risponde ottobre, e inizia una serie di considerazioni su come vola il tempo e come si sono rivoluzionate le cose in questo ultimo semestre.
Ah, allora la conversazione ha ingranato, mi sbilancio già a chiedere il nome del nascituro (sono una velocista inside).
Jessica tergiversa giusto un istante per creare la suspence.
Una signora dei corsi di acquagym cosiddetta normale (cioè non riservata alle gestanti), di alcuni anni più di me, si introduce nel nostro dialogo e avanza l’ipotesi di Pietro, perché adesso si chiamano tutti così, e poi va a finire che lo chiamano Piero.
Jessica riprende la parola e risponde sommessa:
Jaian Karma.
Adesso per voi che leggete è facile, ma io non so nemmeno in verità se l’ho scritto correttamente.
Rimango lì perplessa, inebetita, come un equilibrista che si accorge di non avere la rete sotto e cerca comunque di mantenere il controllo.
Mi pare di aver capito Giancarla ma non oso chiedere di ripetere. Annaspo a vuoto, non so proprio cosa dire, non posso nemmeno dire che mi piace perché non ho capito.
Eppure le avevo sentito dire chiaramente che era un maschio, che su 40 donne che fanno il corso tutte sono in attesa di un maschio e che si vede che il mondo ha bisogno di uomini veri.
Mi rincuoro, avendo due figlie femmine, di tutta questa disponibilità e considero tra me che comunque, per fortuna, anche nelle generazioni precedenti qualche esemplare si è salvato.
La signora pierofobica, un metro più indietro, si avvicina e mi sorpassa sul rush finale, soffiandomi di diritto la medaglia d’oro: eeeeeeeeeehhhhhh?
Jaian Karma, scandisce Jessica paziente.
Niente, così come non ho capito io non ha capito nemmeno lei, se lo fa ripetere quattro volte, esattamente il numero che serve anche a me per metabolizzare la risposta.
Quando Jessica ottiene un feedback positivo, della serie che abbiamo afferrato il suono ma non osiamo ripetere, però le nostre espressioni sembrano rassegnate alla comprensione della assonanze, aggiunge la traduzione: è un nome indù che significa animo vittorioso, “Dato che è nato in ambiente sportivo…”
Prima ho evitato di demolire le varie attività con cui riempiono la vasca le persone che non nuotano, ma adesso penso che definire ‘sport’ la ginnastica in acqua per gestanti mi pare veramente eccessivo.
Ma Jessica continua il suo discorso “… dato che è nato in palestra…”.
Aaaaahhhhh …. Ora ricollego tutto: lo squat, il tempo che passa in fretta, e galeotta la canzone che ha vinto Sanremo!