La voce dell’innocenza

È iniziato l’autunno ma le giornate sono ancora lunghe: mi godo questi ultimi giorni di transizione verso la stagione invernale, godo della luce che a breve lascerà spazio alla tenebra, godo del lieve tepore che ancora il sole ci regala.

Sabato pomeriggio ho voluto spremerlo fino in fondo questo spicchio di mezza stagione, mi sono trattenuta ad oltranza a passeggiare con le mie bimbe, sorbendo il gelato, odorando quel lieve profumo dell’osmanto odoroso che arriva randagio dai giardini, osservando le diverse fogge con cui si veste la gente: il piumino coi sandali, la mezza manica con l’anfibio, tutto è lecito.

E poi i colori, nitidi e precisi, non più scontornati dall’afa; ancora gli abiti estivi con le loro tinte pastello che si mescolano col nero marrone del guardaroba invernale.

Una luce ottimale che risalta la realtà come il filtro Ludwig.

In questo poutpourrì di cittadinanza mi piace stare ferma e lasciare passare la gente, osservarla, ascoltarla.

La chiesa di San Gaetano si affaccia in maniera anonima sul corso Palladio, via principale di Vicenza, completamente pedonale: nessun sagrato, nessuno slargo, solo una scalinata di accesso di quattro bassi gradini che costeggia la via per una ventina buona di metri.

Wikipedia dice che

La facciata è arretrata rispetto al piano stradale, inserendosi armoniosamente tra i palazzi vicini ai quali è collegata da due brevi ali avanzanti.

In pratica si forma una nicchia che Viola e Sofia ritengono ideale per fermarsi a giocare: salgono assieme e poi si danno il via per scendere i gradini a salti, uno alla volta; non fanno schiamazzi, o comunque non superano il livello sonoro ambientale.

Loro giocano e io le osservo, armeggiando con lo smartphone per scattare un’istantanea a quell’attimo di armonia ed intesa.

Arriva una suora, col velo bianco e l’abito grigio; la sua espressione è lievemente piccata, non so se per la fatica a salire i gradini o per il disappunto verso i bambini che giocano.

È comunque quanto di più distante da uno sguardo materno ed amorevole, le manca solo il ringhio.

Aggrappata al corrimano risale il dislivello e spinge con poca decisione una delle porte di ingresso.

Viola la osserva: ha smesso di saltare mentre la suora faceva i gradini e adesso mi guarda interrogativa.

Non è ‘con aria interrogativa‘ che mi guarda, scandisce proprio la domanda, precisa: “ma dove va?”.

Io e Sofia, che è al mio fianco alla base della scalinata, ridacchiamo sommesse, sperando che la Sorella, quella con la S maiuscola intendo, non abbia sentito Viola, sorella con la s minuscola.

La suora spinge nuovamente le porte che rimangono ferme.

Viola rincara chiedendomi “Ma dove va? Non vede che è chiuso?”

La suora profonde un pochino più di energia e finalmente le porte si aprono, inghiottendo la sua figura grottesca.

Viola dà le spalle alle porte e non si è resa conto che ormai la suora è entrata, quindi continua la sua indagine: “Non lo vede che è chiuso il museo?”

5 Replies to “La voce dell’innocenza”

  1. Bello lasciare che i bimbi prendano “possesso e ne godano” della loro città e chi se ne importa se, anche durante una messa, si intrufulassero i loro gridolini? Cosa c’è di più bello di un bimbo che gioca sereno? La suora, la sorella con la S maiuscola … beh, forse lei non ha potuto godere di questi sereni momenti … ora non è più quel tempo e quell’età … e forse non riesce a comprendere e quindi a farsi scappare un sorriso benevolo.
    Ottima esposizione … come al solito!del Brava Elena!

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  2. Brava, non tanto per il post scritto bene, ma quanto per il fatto che fai giocare le tue bimbe ” in strada” come si diceva. Io per fortuna sono ancora di quella generazione che ha avuto la fortuna di poterlo fare. Quei tempi in cui potevi giocare per strada e gli adulti anche se non ti conoscevano controllavano che tutto andasse bene. Quei tempi in cui la signora che aveva la campagna usciva con un cesto di frutta da dare ai bambini. Quei tempi in cui non esisteva l’ipnosi da peppa pig o da smartphone.

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    1. Il centro storico della mia città è pedonale e io ogni volta che posso ci vado (e ci porto anche loro); il comune in cui risiedo è un paesino e abitiamo in una via chiusa… d’estate la sera cerco di stare fuori.
      Poi per il resto non ci facciamo mancare nè cartoni nè tablet che l’inverno è lungo e noioso 😑

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