Siamo esseri umani, ovvero macchine strabilianti ma imperfette, che ogni tanto richiedono manutenzione o revisione.
È così che mi ritrovo a camminare come il Gabibbo da una settimana; un bel mattino mi alzo e i movimenti che fino alla sera prima mi erano naturali ora diventano impossibili: flessuosa come un tronco di pino.
Provo a resistere sperando che, come è arrivato, il dolore alla zona lombo-sacrale se ne vada.
Ricevo anche dei complimenti volanti dal finestrino di un’auto mentre incedo semi claudicante: valgono il doppio! da quanto tempo uno sconosciuto non mi valorizzava così espressamente, pensa se mi vedeva in forma, si sarebbe fermato a chiedermi un autografo.
Tronfia di questo sottovaluto l’infiammazione e cerco di comportarmi con naturalezza, svolgendo tutte le attività fisiche che sono solita.
Risultato: blocco ulteriore.
Da Gabibbo passiamo a Bibendum, l’omino Michelin.
Dopo quattro giorni di sopportazione mi arrendo e vado dal medico.
La cosa che mi indispone di più dell’andare dal medico condotto è l’attesa: intendo sia il tempo materiale che essa comporta ma soprattutto la condivisione di otto metri quadri di stanza con dieci individui che sani non sono, altrimenti non sarebbero lì.
Il mal di schiena non è contagioso, altrettanto non si può dire dell’influenza o del raffreddore: il rischio è di andare con un problema e tornare con due, come al discount.
E poi, ancor più dei bacilli, temo le vecchie!
Non sto parlando dei veri anziani, che generalmente dal medico mandano qualcuno a ritirare la ricetta; sto parlando delle vecchie, quelle che magari anagraficamente hanno appena 10-20 anni più di me.
Quelle che ne sanno una più del fornaio su chi ha sposato chi, e chi lavora dove.
Quelle che si lamentano di quanto bisogna aspettare e ti intimano di fare presto.
Quelle che guardano quanti minuti sta dentro ciascun paziente che le precede; che fanno proporzioni matematiche tra l’ora di arrivo e la durata della visita; che se c’è un informatore (ma loro lo chiamano rappresentante) lo stalkerizzano per tutta la sua permanenza.
Il caso ha voluto che invece la compagnia durante l’attesa del mio turno fosse prevalentemente maschile, anche se il risultato è stato lo stesso: chi lavora dove, ma quanti ne mancano ancora? da che ora siete qua voi? fino all’immancabile ‘lei è un rappresentante?’.
Di vecchia ce ne era solo una, e io lo sapevo che sarebbe stata la mia consolazione, che avrebbe sfoderato qualche meraviglia per darmi materia a scrivere un post del mio blog.
Si alza dalla sedia già quando entra in studio la paziente che la precede, ma non posso biasimarla per questo perché ho dovuto fare altrettanto, tanto sono rapida nei movimenti.
Mentre attende si avvicina al tavolino dove stanno sparpagliate tutte le riviste di cultura che è normale trovare in una sala d’attesa: Gente, Chi, Novella 2000.
Ne sorteggia una, la prende in mano, inizia a sfogliarla.
Poi si rivolge all’assemblea, cioè gli altri pazienti in attesa, e ci interroga con il dubbio più amletico della storia del giornalismo: ma perché parlano sempre di gente bella e ricca in vacanza, e di noialtri poareti non scrivono mai niente?
E così facendo mostra a noi ‘signori della giuria’ la foto del lato B di una qualche starlette sdraiata al sole in barca: varda qua, tutto in mostra!
Il mio sipario mentale cala sull’ipotesi della foto delle chiappe vizze di questa signora che reclama i suoi 15 minuti di notorietà.
ahhaha le chiappe della signora su novella 2000 in copertina! C’è stato un periodo fantastico in cui il mio dottore aveva una segretaria per cui per fare delle ricette non dovevi far altro che telefonare ordinarle e passare a ritirarle, ma è durata pochissimo. Farsi 2 ore di fila per una ricetta la trovo una cosa altamente fastidiosa, peraltro io non so perchè ma ogni volta che vado dal dottore ci becco 2 o 3 signori che sono sempre li.
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Non è statistica se sono sempre lì … è abitudine. Io comunque avevo bisogno di una visita, per la ricetta è un po’ più breve…
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si si ho letto. Dal mio dottore invece fai la fila sia per la visita che per la ricetta, una gran rottura di zebedei.
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Abbastanza tanto!!!
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Io sono andato dal medico lunedì, e in sala d’attesa c’era un signore anziano (prima di me) che si sarà confuso almeno 4 volte su a chi toccasse entrare, credendo sempre toccasse a lui (ma in realtà on era così).
Bisogna portare tanta pazienza.
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Eh ma ci provano…!
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Mah, non so, forse ci provava, ma evidentemente continuava a confondersi. Non saprei.
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Fantastica! 😂 Eccole, le persone positive, le riconosci perché nonostante il mal di schiena pressante, scrivono e sanno farti divertire 😂😂😂 Un abbraccio Elena, rimettiti presto! 💕
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Speriamo… grazie 😊
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il mio medico fortunatamente per le ricette non mi fa aspettare: le richiedo alle segretarie e le ritiro il giorno dopo. Per le visite si prende appuntamento e i tempi vengono rispettati. Rimettiti in piedi Elena che a fine mese c’è Rovigo
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Eh lo so bene che c’é Rovigo… il mio esordio da M45 avverrá in sordina… dovevi vedere la faccia del medico quando ha scoperto che nuoto. “Ma non in modo agonistico vero?”
Beh ops una specie… “ma fa allenamenti intensivi? Cioé nuota anche a delfino???”
Galeotto fu il delfino, secondo lui….
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Poi ci sono le signore che devono parlarti di tutti i malanni che hanno avuto in vita e anche dei malanni di altri (con in genere la storia che termina con la morte), roba che tu ti siedi per una caviglia gonfia ed entri con la paura che ti debbano amputare il piede.
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Ma io sono un muro… non dó adito ai racconti… tengo la testa bassa su cellulare o Kindle…
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