O sono fortunata o faccio selezione alla fonte, di fatto non sono vittima di nessuna chat diabolica in cui arrivano pletore di messaggi privi di interesse.
Ne arrivano sì ma in numero modesto.
Così ogni tanto mi collego a qualche gruppo di mia spontanea volontà.
Anni fa seguivo uno dei tanti gruppi fb di auto-aiuto per mamme, quelli che il Signor Distruggere prende di mira.
Si trattava per la maggior parte dei post di questioni inerenti la maternità, e tra mille di scarso interesse ogni tanto ne usciva uno di utile.
Uno su mille ce la fa.
Ad esempio ho scoperto procedure abbreviate per le pratiche inps o sanitarie.
Molti post erano banali, altri erano frivoli ma simpatici: ce ne era un po’ per tutti i gusti.
È stato in quel periodo che ho scoperto l’esistenza dei sequeri.
Io ero rimasta al vecchio detto popolare che recita
Ciò che man non prende / Canton di casa rende
Ovvero se non è passato un ladro per casa, se hai perso qualcosa prima o poi lo ritroverai.
Già ci era arrivato Lucrezio che col suo
Ex nihilo nihil fit
aveva anticipato di secoli la legge di conservazione della massa di Lavoisier
Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma
Si, ma dove sono finiti (scegliere a piacere tra i calzini, le chiavi, il telecomando, la bolletta della luce… )?
È qui che la scienza lascia spazio al paranormale e si quaeris miracula ovvero se desideri un miracolo, poi storpiato in sequeri, fatti aiutare da Sant’Antonio.
Esiste una formulazione dotta di una litania tutta in latino per invocare il santo padovano che andrebbe ripetuta 13 volte, la cosiddetta tredicina, al termine delle quali l’oggetto smarrito verrebbe rinvenuto.
Io mi sono accontentata di imparare la dicitura popolare
“Sant’Antonio dalla barba bianca
Fammi trovare il (calzino, mazzo di chiavi, portafoglio…) che manca”.
Pare incredibile ma cercando e ripetendo il mantra… l’oggetto si trova.
Fondamentale è cercare attivamente il pezzo, poi ‘sta filastrocca aiuta a mantenere la calma, più che altro.
La uso tantissimo con le bambine che quando perdono qualcosa vanno in panico e iniziano a frignare.
Allora intervengo io che recitando i sequeri e alzando un cuscino del divano faccio la magia e recupero la macchinina / tassello del puzzle / pallina che manca.
Mi portano in trionfo, a me e a Sant’Antonio.
Anche Viola ha imparato il testo della magia, e la vuole dire lei.
È in una fase di apprendimento del linguaggio in cui racconta un mucchio di strafalcioni divertenti, da aspetta che lo pulo (sta per pulisco), a no io non vieno (per dire non vengo), a non capiscio (in luogo di non capisco), a lo tieno (per dire lo tengo) o lo toglio (per dire lo tolgo).
La lingua italiana è proprio dispettosa in materia di coniugazione dei verbi nei casi corretti di tempo e di persona.
Sentirla pronunciare la formula magica mi fa sorridere, anche se la adatta al caso suo sacrificando la rima.
Si aggira per la stanza ripetendo
Sattattonio della babba bianca
Fammi trovare… la macchina!
Sattattonio della babba bianca
Fammi trovare… la macchina!
Ma poi dopo un po’ mi arriva delusa tra le braccia, rassegnandosi che
NON È SALTELLATA FUORI!
Io posso confermare che Sant’Antonio da Padova non ti lascia mai deluso.
Ma forse il fatto che son Padovano potrebbe far pensare a conflitto di interessi.
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😂
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Ah, ah, bellissima!
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Non ero cosi sicura del miracolo ,ma d’ora in poi proverò la formula magica…..e dovrò ripeterla 10 volte al giorno.
(Tante sono le cose che perdo in un pomeriggio)
Viola è’ super dotata…Non ripete a pappagallo VENGO , TENGO , PULISCO, ma coniuga con una logica propria, non indifferente…
Saluti…
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Peccato doverla correggere perché mi fa ridere un sacco 😉
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