Mentre guido, se sono da sola, ascolto la radio. Raramente ascolto dei cd, più spesso faccio zapping furioso tra le emittenti fino a sintonizzarmi su qualcosa che mi faccia ascoltare un brano o una conversazione che in quel momento mi coinvolga.
Può trattarsi di musica, passata o attuale, o anche di chiacchiere.
Al lunedì mattina ad esempio cerco di non essere troppo in anticipo sulla tabella di marcia per non perdermi le travisate del trio medusa su radio dj.
La sera talvolta ascolto la Pina a Pinocchio, sullo stesso network; lo scorso anno facevano il quiz sisisisisisentochelaso, e mi divertiva; adesso invece fanno delle telefonate strappalacrime che mi irritano un po’.
Per un periodo al mattino cercavo Lateral condotto da Luca Bottura su Capital, ma alla lunga l’ho trovato un disfattista e se per caso mi ci imbatto, cambio.
La sera, quando rientro dall’allenamento, da numerose stazioni trasmettono palinsesti ‘piccanti’, con domande scabrose che si risolvono in risposte spesso banali. Una volta a radio Kiss Kiss avevano ospite Eva Henger, la gente da casa chiamava per porle delle domande e il livello degli interrogativi era ‘come posso chiederti l’amicizia in fb’ o ‘quale posizione del kamasutra preferisci’.
Piuttosto triste.
Anni fa c’era una trasmissione che ha girato varie emittenti: Speak Easy, condotta da Clive, analizzava l’uso di una parola inglese attraverso la musica; una trasmissione di buon gusto e istruttiva, che purtroppo non trovo più.
Generalmente vale la regola di Murphy che le canzoni vengono interrotte dagli spot, e le trasmissioni vengono surclassate da telefonate in arrivo sul mio apparecchio. Oppure si perde la sintonia del canale.
Alcuni sabati fa mentre raggiungevo una piscina per una gara ho sentito Fiorello che presentava una cantante siciliana immeritatamente sconosciuta, supporter di Ramazzotti per le parti di Anastacia nei concerti.
La scorsa settimana mi sono imbattuta in una notizia che mi ha lasciata stupita, e avevo pensato di scriverci un post.
Il caso aveva voluto che fossi riuscita ad ascoltarla per intero.
Poi ho lasciato perdere il post, perché la radio è un mezzo di diffusione delle informazioni più potente del mio blog, lo sapranno già tutti ho considerato, é il racconto dell’acqua calda.
A sera però avevo resettato la memoria del mio cervello, un floppy da 1,4 Mb.
Di cosa parlava la notizia? Buio.
Mi è venuto un nervoso, tipo quello che provo adesso a non ricordare il nome della cantante sicula.
Se almeno mi fossi presa un appunto, consideravo, lo rileggerei con piacere.
Buio.
Eh ma lo sanno tutti, sì, però cosa chiedo in giro? Hai sentito quella notizia anche tu? Quale? Quella che ho sentito io l’altra mattina.
Certo come no…
Tipo quando non ricordi dove hai parcheggiato l’auto, lì almeno ti puoi aiutare col modello, colore, targa: hai per caso osservato la mia auto parcheggiata giù di qua?
Spesso per poter formulare la domanda è necessario conoscere la risposta, come fanno gli insegnanti quando interrogano o come nella retorica dei discorsi degli oratori.
La buona notizia è che per un’associazione di idee a dir poco insolita, nel buio si è accesa la luce e la notizia mi è tornata in mente. La miccia è stata la parola Turkmenistan, che se non fosse per quella vicenda dei tempi del liceo, sarebbe un mero segnaposto geografico privo di ogni attrattiva.
Ho googolato per verificare l’attendibilità di quanto sto per raccontarvi, e ho trovato alcuni rimandi alla cosa, ma nessuno da siti più stimati di altri.
Quindi ve la racconto alla mia maniera.
Pare che lo stato di povertà in Turkmenistan comporti rinunce a beni primari che nemmeno ci immaginiamo. Tipo che le ristrettezze si allargano fino alla mancanza di carta igienica.
Però se si può fare a meno di 10 piani di morbidezza, in qualche modo bisognerà pur pulirsi il culo.
Pare che, senza grandi sforzi di fantasia, i Turkmeni abbiano individuato come surrogato del soffice rotolo la carta di giornale.
Anche io ho provato a farmi il caffè con le cialde compatibili, e sappiamo bene che la bevanda nera che ne risulta non è esattamente la stessa, ma tutto sommato ci può stare.
Così i Turkmeni si adattano anche loro.
La notizia finora è ancora priva di succo, pazientate.
In molti stati al di fuori dell’Italia la carta igienica non va gettata nel wc ma in un cestino a parte. A maggior ragione la carta di giornale non può essere archiviata assieme al prodotto organico, pena l’intasamento immediato del cesso.
Succede che in Turkmenistan abbiano un capo di stato piuttosto vanesio, oltre che autoritario (dittatore si potrà dire?) che controlla la stampa e nei giornali fa pubblicare la sua foto una pagina si e l’altra anche.
Con un banale calcolo statistico si deduce facilmente che la gente si netta il didietro con la foto di sto tizio, dal nome impronunciabile.
Nei locali pubblici quindi si trovano cestini con la faccia del soggetto lordata dagli escrementi di tutta la popolazione.
Il dittat… ehm… capo di stato lo è venuto a sapere e mariantoniettamente ha esclamato “non hanno carta igienica? Si nettino con la loro maglietta!” e ha ordinato di verificare che non accada più un simile vilipendio.
Avete capito bene: ci sono squadre di polizia che vanno in giro a controllare tra le immondizie che non ci siano merdose foto del presidente.
Lidia Schillaci! Tiè… mi è venuto anche in mente il nome della cantante. Su YouTube trovate qualche video in cui canta, e ditemi se non merita più fama una così, che essere dimenticata dopo un passaggio in radio.