Mannaggia alle canzoncine campanellose che dal primo di dicembre mi hanno tintinnato nelle orecchie in loop.
Mannaggia alle renne che si sono mangiate lo scotch e così babbo natale si è ritrovato a chiudere i pacchi con la pritt.
Mannaggia alle cene troppo lunghe, che ti riportano alla realtà di certe conversazioni che per il resto dell’anno riesci ad evitare.
Mannaggia alla fatturazione elettronica e alle mille sorprese che riserva, altro che uova di Pasqua.
Mannaggia allo sfizio di insalata russa, e dei salami, e del bollito col kren, e dei pandori e dei panettoni e dei panforti.
Mannaggia agli auguri che mi sembrano sempre ridondanti, ma poi quando arrivano mi commuovono: davvero ti sei ricordato/a di me?
Mannaggia al mese di dicembre, gonfio di appuntamenti e con quella scadenza improrogabile del giorno 25, entro cui devi incastrare tutto.
Mannaggia alla scoperta che, se anche non riesci a fare tutto, non succederà assolutamente niente: pensi di schiantarti contro il muro ma poi ti accorgi che il muro non c’è.
Mannaggia a certi Natali brutti del passato, che di Natale non avevano un bel niente, che hanno rovinato la magia che Natale è un giorno speciale e poi ti accorgi che non è sempre così.
Mannaggia alla vita che continua, alla meraviglia dei bambini che scartano i pacchi ed esultano, che gridano che babbo natale si è accorto che loro hanno fatto i bravi.
Mannaggia ai foruncoli che non danno tregua al mio viso.
Mannaggia a questo Natale 2018, che è già passato.