Le abilità inesplose

Lo scorso anno in una calda sera di luglio, osservando Viola che pedalava sulla sua biciclettina, ho maturato la consapevolezza che le rotelle ormai erano superflue.

Prendeva molta velocità sul rettilineo e poi, appena spostava leggermente il peso per curvare, una rotella toccava terra e la squilibrava, sembrava che la volesse sbalzare via dal piano stradale.

Anziché essere un ausilio si rivelavano un pericolo, così le abbiamo tolte.

Tempo poche ore ed era autonoma, pedalava da sola, senza le famigerate rotelle.

Ero piuttosto orgogliosa del fatto che avesse imparato così presto, nemmeno 4 anni.

Autonoma in tutto, tranne la partenza, perché insisteva a voler partire da ferma, coi due piedi sui pedali.

Pensavo si sarebbe trattato di una fase transitoria, tempo un paio di giorni e va, immaginavo; giusto un tassello mancante all’apprendimento, che si sarebbe completato di li a breve.

La fase transitoria si è rivelata invece uno stallo: a niente sono valse le mie spiegazioni, spingi con uno e poi tiri su anche l’altro. Niente da fare: io dovevo tenere la sella e lei sistemarsi in posizione.

Ho provato a raccontarle la storia dell’equilibrio statico e quello dinamico, tre punti d’appoggio per il primo contro i due del secondo, ma niente da fare, mamma tieni la sella e corri.

Fino a che tutti i suoi coetanei, un anno più tardi, hanno imparato in maniera completa.

Un po’ li vedevamo sui social, un po’ li incrociavamo per la strada.

Guarda, gli altri ce la fanno e tu no.

“Ma anche io sono capace sai?” mi ha detto domenica “Guardami che ti faccio vedere!”

E detto fatto è partita.

Anche negli adulti le abilità sono spesso sono intrinseche.

Una sorta di virus latente, un seme della conoscenza, il nous di Anassagora.

Rifiutiamo di fare molte cose, sostenendo di non esserne in grado, per garantirci il supporto materno del sellino, ma in realtà ci basterebbe provare a farle per renderci conto di essere benissimo capaci di.

Il prossimo step, auspico, sarà il galleggiamento.