Dicevano che era un gran film; dicevano che aveva effetti speciali; dicevano che Tom Cruise è inossidabile, che a 60 anni è rimasto tale e quale a quello del primo film, quando ne aveva appena 26.
Mi permetto di levarmi dal coro.
Il film, come ogni sequel, fa rimpiangere il primo.
Gli effetti, confermo, ci sono, e sono più o meno l’unico ingrediente.
Tom Cruise ha 35 anni in più. Si vedono, forse non tutti, ma si vedono. Per non farlo sfigurare troppo è stato selezionato un cast di basso profilo, per cui se andate a vedere il film per gustarvi l’occhio lasciate perdere. Vale anche per la componente femminile.
Maverick veste ancora lo stesso giubbotto e gli stessi occhiali a goccia; alla sua età ancora non ha imparato a infilarsi un casco prima di salire in sella a una moto.
La storia d’amore è stata inserita a forza, senza corteggiamento, nè scene di sesso, nè lieto fine. Solo un furtivo incontro guastato dalla presenza dei figli.
Il lessico ha subito, rispetto al primo film, troppa innovazione: quando mai adoperiamo il verbo brieffare per dire ragguagliare?
Anche la colonna sonora è rimasta la stessa, Highway to the Danger Zone, potete leggerlo canticchiando così vi sentirete già al 50% calati nella parte di spettatori.
Unica nota positiva: ho apprezzato la presenza di personaggi femminili (uno a dire il vero, forse una quota rosa) perfettamente integrati nella squadra, senza che si cadesse nei soliti stereotipi per cui a un certo punto ‘la donna non ce la fa’. Si è un po’ superato insomma il concetto che Venusia esce, spara due tette e poi è costretta a battere in ritirata e lasciare correggere il tiro a quel superdotato di missili che è ufo robot.
“Non conta l’aereo signore… conta il pilota!!!”
Grazie! Mi hai fatto risparmiare i soldi…
"Mi piace"Piace a 1 persona