Se la vostra ricetta per reagire ai problemi è tornare a casa dei genitori, sorseggiare Lexotan, fumare una sigaretta dietro l’altra, uscire ad ubriacarsi di quando in quando e dormire ad oltranza, questo è il libro che fa per voi.
All’età di 36 anni, quasi 37, Michela viene licenziata dal lavoro e nello stesso giorno lasciata dal partner. Decide pertanto di abbandonare Milano e ritornare a Lecce, Piccola città la chiama, dove si ritrova a confronto con i vecchi compagni di scuola, ormai cresciuti come lei, e sprofonda nella depressione degli obiettivi non raggiunti.
Aiutata dalla superMamma Carla e da Giulia, spregiudicata cugina, Michela… no! Non spoilero ‘sta storia fatta di doppie spunte blu non lette, di amicizie cancellate da Facebook, di gruppi WA di genitori deliranti.
Ho fatto voto di non abbandonare le letture a metà, ma quando l’autrice afferma che Dio non avrebbe inventato i divani e le serie TV se ci avesse voluto sportivi, o che tra i giudici di X-Factor su Fedez ci farebbe un pensierino … la tentazione è stata forte!
Un romanzo tanto moderno quanto inutile!