… mi disegnano così

Alcuni giorni fa mi sono guardata allo specchio inconsapevolmente: ero tra i miei pensieri e il viso ha incrociato una superficie riflettente.

Mi sono trovata al cospetto di una faccia che esprimeva forte disappunto, talmente forte che mi sono sorpresa.
Era dissonante dai miei pensieri, non ricordo attorno a cosa ruotassero, ma per certo non giustificavano quella smorfia schifata.

Oggi un biondino al supermercato ha letto con terrore il mio sguardo preterintenzionale. Stava dentro al carrello della spesa, sulla seduta rossa e con le gambe penzoloni verso il suo papà.
Mentre attendevamo la chiamata del numero per gli affettati, appena mi ha vista ha nascosto i suoi occhietti azzurri sotto la pancia del genitore, che prontamente gli ha chiesto se fosse la signora, cioè io, a spaventarlo.

Per sdrammatizzare il papà ha iniziato a richiamarlo e spiegargli che non gli facevo nulla; mi sono sentita in dovere di rassicurarlo, mimando un senso di sazietà e confermando che ero già a posto. Ho aggiunto che anche io ho due figlie e fatto marameo con la mano, ma non ha funzionato.

Di lì a poco è arrivata la madre, a cui il compagno ha riferito che il bimbetto era intimorito dalla signora, sempre io.
Lei ha voluto sapere cosa io avessi detto o fatto per spaventarlo così.

Io, la signora, stavo semplicemente depennando dalla lista ciò che avevo già deposto nel carrello, vostro onore.

La coda dell’arcobaleno

Aveva sentito dire che là dove finisce l’arcobaleno si trova una pentola piena di monete d’oro.

Se la immaginava grande come quella in cui Panoramix prepara la pozione; non una pentola di quelle moderne, adatte ai fornelli ad induzione, con qualche congegno sul coperchio per misurare la temperatura interna: al contrario si figurava un pentolone di un metallo sottile, dai bordi slabbrati. Tondeggiante e capiente, e soprattutto piena di ricchezza.

Era un giovanotto credulone Alfonso, credeva alle leggende, soprattutto se promettevano qualcosa di buono.

Così dopo la pioggia intensa, non appena il sole aveva ripreso a splendere e aveva incontrato mille gocce ancora sospese nell’aria, formando il caratteristico spettro di colori, Alfonso si era precipitato alla ricerca della sua coda.

Poco importava se bisognava attraversare il bosco, anzi ne avrebbe potuto approfittare per una passeggiata rinvigorente: respirare il profumo di umidità, di legno bagnato, di funghi; ascoltare il cinguettio degli uccellini; praticare un po’ di movimento e guadagnarne in salute.

Ma dopo ore di cammino la coda dell’arcobaleno andava sparendo, senza rivelare nessuna pentola nè, ovviamente, nessun tesoro.

L’unica sorpresa che gli era stata riservata era un ruzzolone sulle foglie scivolose, a causa del quale si era infradiciato fino alle mutande.

Non restava che fare ritorno a casa e cercare nell’armadio qualcosa di asciutto con cui cambiarsi.

(Esercizio di scrittura: #pentola #bosco #armadio)

L’ukulele

– Se almeno io avessi mai visto un #ukulele…

Un rivolo di sudore si imperla dalla fronte di Priscilla e scende lungo la gota, perdendosi sotto il mento.

+ E che te ne importa di vederlo?

Chiede di rimando Andrea, seduto sulla sdraio, senza distogliere lo sguardo dalla Gazzetta dello Sport.

– Beh, se lo avessi visto, saprei come è fatto!

Priscilla stizzita sbuffa sporgendo il labbro inferiore, in modo da orientare il soffio verso la frangia, madida.

+ E come vuoi che sia fatto? È fatto come una chitarra, ma più piccolo, ha solo quattro corde.

Andrea imperturbabile continua a sfogliare il suo quotidiano rosa.

Bimbi zompettano sulla sabbia arroventata nell’ora più calda della giornata, mirando a raggiungere la battigia nel minor tempo possibile.

Qualcuno strilla, qualche altro ride, tutti sollevano la sabbia che finisce inesorabile sull’asciugamano di Priscilla.

– Ecco, vedi? Adesso mi hai dato la soluzione!

Priscilla a metà tra lo sbalordito e l’annoiato, volge lo sguardo all’orizzonte, semi accecata dal riverbero: il mare è calmo ma le radiazioni solari producono uno sbrilluccichio intenso.

+ Ma la soluzione di cosa?

Andrea mantiene lo sguardo fisso sulle pagine che commentano la partita di calcio giocata la sera precedente.

Un rigore che proprio non ci stava, un arbitraggio tutto sbagliato.

– Ah, niente, sto facendo un cruciverba, non ne vengo proprio fuori. Ma fino a pochi istanti fa pensavo che l’#ukulele fosse uno strumento a fiato, adesso ho scoperto che è a corde.

Priscilla riprende a leggere da capo tutte le definizioni degli incroci obbligati, galvanizzata dalla nozione appena appresa, che apre uno spiraglio sulla risoluzione dell’enigma.

+ Si però io continuo a non capire… con questa meravigliosa giornata di sole cosa ci rimani a fare sotto l’#ombrellone? Perché non ti tuffi in mare?

Andrea non vorrebbe lasciarsi travolgere dall’irrequietezza di Priscilla, ma l’esercizio comincia a richiedere più energia di quella che ritiene lecito profondere.

– Oh ma insisti anche? Ho il ciclo, lo vuoi capire? Non sono attrezzata per andare a farmi un bagno, e nemmeno una passeggiata sul bagnasciuga.

Priscilla si è irrigidita, la sua voce è diventata stridula.

Sul tavolinetto rotondo che decora l’asta dell’#ombrellone ci sono un flacone di crema solare, uno spruzzino e la carta bordeaux di un gelato mangiato.

+ Scusa ma sono di coccio: non ti puoi infilare un #tampax come fanno tutte le altre donne? Mi sembra che stai complicando una cosa tanto semplice.

Andrea spara le ultime cartucce prima di rovinare nel burrone della discussione accesa.

– Beh ma guarda… hai una bella faccia tosta sai? Io cerco di lasciar correre ma tu… ti avevo giusto chiesto di ritornare a prendere la coppetta!

Priscilla ormai ha sciolto ogni riserva, e dissotterrato l’ascia di guerra.

+ Eh… e io cosa ho fatto? L’amarena non va bene? Preferivi forse panna e cioccolato, è questo il problema?

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Un racconto di fantasia creato a partire dal suggerimento di tre parole chiave #ukulele #tampax #ombrellone

Fai bei sogni

Due lustri generosi sono trascorsi da quando Luca non lavora più alla Midal, più di 10 anni che non vede Arianna tutti i giorni.

Non ci sono più quegli intensi buongiorno, la pausa caffè insieme, lo scambio di occhiate nei corridoi.

Nemmeno Arianna lavora più in quell’azienda, e la loro relazione inappropriata si era dissolta già nel giro di qualche mese, dopo lo scambio arido di poche email di circostanza.

La loro attrazione puramente fisica non aveva trovato l’energia per sopravvivere alla distanza quotidiana.

Poco avevano da dirsi finché trascorrevano gran parte della giornata insieme, niente dopo il distacco.

Frequentano ambienti diversi e scarse sono le probabilità di incontrarsi per caso.

Luca ha rimosso anche ogni contatto dai social network e cancellato il numero di Arianna dalla rubrica.

Nonostante tutto qualche notte ancora Arianna gli torna a fare visita nei sogni; la trova seduta dietro al bancone di un bar con il suo compagno, o nel tavolo del ristorante a fianco al suo, o al centro commerciale a fare la spesa.

Una volta è addirittura scesa dall’auto che aveva accidentalmente tamponato.

Qualunque sia la situazione, l’espressione di Arianna è invariabile: assente, con lo sguardo diretto oltre, non lo fila di pezza.

Queste presenze incorporee disturbano assai la giornata seguente, che Luca trascorre a ripensare al sogno, cercando di interpretare cosa il suo subconscio cerchi di comunicargli.

Se almeno fossero sogni a sfondo erotico lo accetterebbe, ma così è un disturbo bello e buono.

Decide pertanto di rivolgersi alla Sdream, esperti in interferenze oniriche.

Telefona per un appuntamento che gli fissano al pomeriggio successivo.

Gli studi della Sdream si trovano al terzo piano di un vecchio palazzo nel centro storico della città.

Dopo la ricerca di un parcheggio non troppo distante, Luca raggiunge l’edificio; sceglie di non avvalersi dell’ascensore e preferisce la scala, angusta e polverosa.

Quando arriva al portone di ingresso, in lieve affanno, un’avvenente receptionist gli apre e lo fa accomodare.

“Deve essere la stessa che mi ha fissato l’appuntamento al telefono” considera.

Dopo una breve attesa il dottor Pesadillo esce dal suo studio accompagnando il cliente precedente e accoglie Luca con calore.

Ad alcune domande volte ad approfondire la conoscenza segue la presentazione del catalogo completo delle offerte della Sdream:

“Vede signor Borsini” gli dice chiamandolo per cognome “la sua esigenza è piuttosto comune.

I pensieri diurni sono affrontabili, con la razionalità e il buon senso; ma quelli notturni ci colgono disarmati, inermi, indifesi.

I nostri retini cefalici, indossati la sera prima di appoggiare la testa sul cuscino, sono in grado di catturare tutte le presenze oniriche indesiderate. Funzionano come una sorta di antispam: se i suoi gangli si attivano secondo un determinato flusso, gli elettrodi neutralizzano il passaggio di quegli impulsi, impedendo ad argomenti selezionati di formare pensieri notturni”.

Continua Pesadillo:

“Lei ci dovrà fornire le parole chiave per attivare questo antispam: amori irrisolti, amicizie interrotte, professori esigenti che l’hanno tartassata quando andava a scuola, situazioni di pericolo che teme maggiormente. In base alle sue preferenze e alla sua conformazione cranica noi calibreremo la sua personale Sdream-cap e ogni #fantasma del suo passato o timore ancestrale ne rimarrà intrappolato tra le maglie. Al mattino successivo sarà sufficiente risciacquare la cuffietta sotto l’acqua corrente e tutti i suoi peggiori incubi finiranno giù per lo scarico.

Il pacchetto base include le persone scomparse e il ritardo agli appuntamenti importanti; l’opzione esame di maturità la vendiamo bene, sono in tanti a temere di doverla sostenere nuovamente; il suo cruccio maggiore qual è?”

“Arianna” risponde Luca conciso.

“Per i soggetti specifici, che non ricadono nelle definizioni comuni di ex, fidanzata o moglie che sia, avremo bisogno di una messa a punto più raffinata, pertanto i costi subiranno un lieve rincaro.

Ci dovrà portare una foto della sua generica ossessione, perché il filtro in questo caso si basa sull’immagine: tanto migliore sarà la risoluzione, tanto più preciso sarà il blocco. Possiede qualche foto di questa Arianna?”

“Sì” risponde Luca, passando in rassegna mentale dove può aver archiviato la foto dell’ultima cena aziendale a cui avevano partecipato entrambi “ma non è molto recente”.

Pesadillo lo scruta con aria paterna, e dopo un breve silenzio sospira: “Allora Borsini… Vede… è contro i miei interessi ma…”

Fa una nuova pausa, inspira profondamente un paio di volte e poi spiega:

“Se lei già da molto tempo questa Arianna non la vede più, credo che l’investimento migliore sia quello di attendere. Perché prima o poi le capiterà di ritrovarla veramente, intendo in carne ed ossa e non solo nei sogni. Negli anni che sono trascorsi la persona è cambiata, questo è inevitabile, così come anche lei ha qualche chilo in più e qualche capello in meno, immagino che se ne renda conto. Capiterà che se la trova veramente di fianco al banco degli affettati, e in un nano secondo tutta il suo affannoso rimpianto si trasformerà in incredulità: si chiederà se veramente era infatuato di questa donna, con quel viso segnato dall’insonnia e le spalle più curve dell’ultima volta che l’ha vista. E vedrà che magicamente si asterrà dal presentarsi più in sogno. Poi ritorni qui che vediamo di mappare quelli che sono i veri incubi. Questi in fin dei conti sono bei sogni”.

Questo racconto partecipa per #aedidigitali al tema #fantasmi prescelto per la settimana