Oggi 28 ottobre compie gli anni Eros Ramazzotti: sebbene non sia uno dei cantanti che annovero tra i miei preferiti, devo dargli atto che alcuni dei suoi pezzi per qualche motivo fanno da tassello nel mosaico della colonna sonora della mia vita; e poi oggi è il suo compleanno: facciamogli ‘sto auguri!
Lo ricordo dagli esordi, da quella sua presentazione a Sanremo giovani dove, con la chitarrina in mano cantava le sue speranze in “Terra promessa”.
Noi dodicenni dell’epoca attendevamo le esibizioni fuori concorso delle chiome bizzarre dei Duran Duran o i ciuffi degli Spandau Ballet, gruppi anglosassoni dalla carica esplosiva (i primi, i Wild Boys; un po’ meno i secondi, più melodici); e lui, Eros, col suo capello rasato, la faccia del bravo ragazzo, le note tutte italiane ha convinto il pubblico ed ha vinto la sezione delle promesse emergenti.
Per i due anni successivi lo abbiamo ritrovato nella sezione big con Storia Importante e Adesso Tu: canzoni molto più pessimiste della prima (come ammette lui stesso …è più facile sognare che guardare in faccia la realtà…).
Da qui inizia la sua carriera; tra i pezzi salienti ricordo Musica E’, base dei lenti alle festine di compleanno del liceo.
Poi il suo album ‘In ogni senso’ in cui tutti i brani contenevano da qualche parte questa stessa locuzione; è di quel periodo la sua esportazione all’estero.
Mi trovavo in vacanza con la famiglia in Francia e la struttura che ci ospitava organizzava degli spettacoli ogni sera; una sera era il turno del karaoke e non so con quale faccia tosta sono salita sul palco, proclamando in un francese che definire maccheronico è un complimento:
“Noi” (avevo trascinato sul palco anche mia sorella) “non sappiamo che canzone cantare…. ma se ce lo suggerite voi, noi cantiamo”.
E tutti, avendo capito che eravamo italiane, acclamavano E-ROS E-ROS.
Loro si riferivano all’ultimo album, di cui io conoscevo poco i testi, e così mi sono messa a cantare Terra Promessa davanti a un centinaio di persone che mi guardavano come una marziana; dopo un tepido appaluso ho abbandonato il palco.
Diversi anni dopo mi sono ritrovata ancora a karaokizzare Eros, con ‘Fuoco nel fuoco’.
Mi trovavo in trasferta lavorativa presso un cliente, un produttore di acque minerali; famiglia atipica la proprietà, con il padre super salutista che praticava lo yoga ogni mattina, e 5 figli maschi di cui uno solo lo aiutava in azienda, gli altri si dedicavano ad altre attività.
Tra questi ve ne era uno che organizzava esibizioni canore amatoriali nei ritrovi locali, e mi aveva condotta nel suo studiolo di registrazione.
Un po’ di panico quando mi ero resa conto di trovarmi in una stanza insonorizzata con una persona di cui non mi erano chiare le intenzioni, ma i miei acuti su ‘Che cosa cerchi tu da meeeee’ devono essere stati abbastanza fastidiosi da persuaderlo a liberarmi prima di mettere in atto piani B.
Eros ha cantato assieme a voci straniere che io adoro; la sua voce lineare e un po’ piatta, e la sua pronuncia romanissima, che è tutto un libbro, una staggione e l’Ammerica, fanno da contraltare alle potenze esplosive e alle tonalità graffianti di Tina Turner ed Anastacia, in riuscitissimi duetti.
Riuscitissime le immagini dello sbando nelle curve del cuore, e dei confinanti di cuore divisi dallo steccato dell’orgoglio: l’orgoglio come palizzata, magari protetta dal filo spinato, con enormi falle tra un’asse e l’altra.
(Anche con Ricky Martin che vabbè, ha una voce piuttosto parallela a quella di Eros ma anche l’occhio vuole la sua parte).
Infine la strofa ‘un momento così, chissà quando poi tornerà’ è stato il mio leit motiv in momenti in cui, tutto sommato, per quanto rilevassi dei fattori che mi infastidivano, mi rendevo conto che il bilancio era decisamente positivo, e che valeva la pena di godersi l’attimo.