Per la serie cose che ritenevo scontate e noiose e invece magari possono interessare, oggi parlerò della mia città, Vicenza.
‘Vicenza città bellissima’ è il titolo di un libro uscito negli anni ‘80 che parlava appunto di Vicenza; all’epoca era uno status symbol possederne una copia.
Non sono mai andata oltre la copertina, di cartone marrone, che riproduceva una litografia; sono comunque convinta che dicesse il vero: che Vicenza è bellissima.
Solo che è una delle tante cose a portata di mano, scontata, ovvia.
Hai l’ovvio, (I lovv yo), I love you.
Vicenza, nel centro del Veneto, fa un po’ da Cenerentola nella regione.
In secondo piano rispetto a Venezia, capoluogo e meraviglia unica al mondo; ma anche rispetto a Verona, città dell’Arena e di Giulietta e Romeo, e a Padova, storico centro di cultura universitaria.
Rispetto ad esse però vanta una dimensione e una struttura a misura d’uomo, senza soffrire dei limiti di Belluno, città di montagna; di Rovigo, in piena depressione polesana; o di Treviso, che è bellissima ma tagliata fuori dalla direttrice principale, la autostrada A4.
Sono nata a Vicenza e ci ho vissuto fino ai 25 anni; poi mi sono trasferita in un comune limitrofo (e poi in un altro), ma la mia città rimane sempre lei, il mio riferimento.
Vicenza sorge sulle rive del fiume Bacchiglione, che chiamare fiume come si chiamano il Po e l’Adige fa sorridere; nel 2010 quando è esondato ha fatto prendere un po’ paura, anche a me che non abitavo più lì, ma ci si trovava ancora la mia casa, e proprio lungo la sponda.
Un tempo lì vicino correva anche la roggia Seriola: un giorno una ragazza in bicicletta è scivolata dentro ed è subito riemersa con le ninfee in testa. Poi la roggia è stata deviata e il suo corso interrato.
Ma non è questa la Vicenza che volevo raccontare.
Vicenza è detta anche la città del Palladio per via di un architetto del 1500, tale Andrea (di Pietro della Gondola), che ha progettato numerose opere realizzate sul territorio.
A Vicenza il nome Palladio è utilizzato per ogni cosa: esiste il centro commerciale Palladio, il centro sportivo Palladio, il circolo tennis Palladio, esiste per certo un bar (uno solo?) Palladio, esisteva la scuola media Palladio e basta pensare ad una attività (libreria, salone di bellezza, centro medico, ferramenta, cartolibreria o che altro) che di certo il nome Palladio è già in uso.
Qualche anno fa stavamo andando a una festa, non ricordo esattamente nè di chi nè con chi; ricordo bene però che uno del gruppo non era ancora arrivato al ritrovo e aveva telefonato chiedendo di attenderlo.
“Ma dove sei?”
“Alla rotonda del Palladio” intendendo la villa Capra, aveva risposto in tono rassicurante.
“Sei sempre il solito ritardatario, arrangiati, noi partiamo!” aveva sibilato quella che aveva ricevuto la telefonata, interpretando che si trovasse alla rotatoria del centro sportivo, dall’altro lato della città.
Invece era 500 m dietro di noi.
Il cuore della città, di origini romane (Vicetia), è il decumano massimo, ora Corso Palladio, via pedonale principale dove si ‘fanno le vasche’ ovvero si passeggia avanti e indietro; è uno dei principali luoghi di conoscenza e di incontro.
Fino a qualche lustro fa il sabato pomeriggio, o la domenica, lo ripetevo avanti e indietro numerose volte; adesso con le bambine è impossibile percorrerlo tutto anche una sola volta. Già è molto se riusciamo ad arrivare in piazza delle Poste (così chiamata perchè ospita le Poste Centrali) dove si trova la fontana dei bambini.
Si tratta più di una vasca che di una vera e propria fontana, dove l’acqua ricircola in una vasca labirintica. Al centro una statua di bronzo con due bambini su un’altalena, sulle parti emerse numerosi bambini in carne ed ossa che sfidano l’equilibrio; in estate capita di vedere qualcuno che trae giovamento nell’immergere i piedi.
A Sofia piace molto perchè quando arriviamo lì le devo ripetere ogni volta la descrizione del giro che fa l’acqua: sgorga da un fiotto, si incanala in una strettoia etc. fino a raggiungere lo scarico dove trova una pompa che la riporta all’inizio.
La storia della fontana, altro che Cappuccetto Rosso o Cenerentola.
Lì vicino si apre la piazza dei Signori, con l’adiacente piazzetta Palladio (tanto per essere originali).
La piazza dei Signori è un luogo di ampio respiro, veramente estesa; il giovedì mattina ha luogo uno dei principali mercati, e si riempie di bancarelle. Per girarle tutte si fa una serpentina di tre giri.
Nello stesso luogo una domenica al mese si tiene il mercato dell’antiquariato.
È anche la piazza dove a San Silvestro si festeggia l’arrivo del nuovo anno.
La piazza dei Signori è costeggiata su uno dei lati lunghi dalla Basilica Palladiana, affiancata dalla torre bissara.
Su uno dei lati corti si trovano due colonne.
Una volta ho sentito una guida turistica raccontare che venivano utilizzate per le pubbliche esecuzioni ma non ho trovato riscontro di questo; per certo alle mie figlie piace scalare la gradinata che fa da base e sedersi in cima a mangiare il gelato.
Sull’altro lato si trovano la loggia del capitaniato ed altri palazzi.
Nel periodo natalizio dalla torre bissara vengono calate le luminarie a mo’ di tenda, fissate dal lato opposto sulla sommità dei palazzi di fronte: è uno spettacolo luminoso che fa da cappello allo spettacolo architettonico sottostante.
La Basilica Palladiana è ritenuta patrimonio dell’umanità dall’UNESCO. Pur chiamandosi Basilica non si tratta di un luogo sacro, nè lo è mai stato: è un palazzo dove si svolgevano anticamente le attività commerciali e le assemblee della cittadinanza.
La copertura era stata realizzata in rame, ed ora è completamente verde.
Nel periodo tra marzo e novembre l’accesso al piano superiore è aperto al pubblico: il panorama che si apprezza dal loggiato e la sensazione di importanza che si prova seduti al bar sul terrazzo guardando la città dall’alto valgono indiscutibilmente il prezzo dell’ingresso.
Nel periodo invernale la sala della ragione ospita qualche mostra, per la quale si formano lunghe file di attesa nella piazza.
Attualmente è in corso la mostra ‘Tra il grano e il cielo’ dedicata a Van Gogh.
Dal terrazzo sopra la Basilica si intravvede il santuario di Monte Berico oh, palcoscenico oh, stratosferico oh come cantava un tormentone di qualche anno fa che imitava la parlata di Galeazzi.
Andare a messa a monte, in segno votivo alla matrona della città, la Madonna di monte Berico appunto, è un’usanza diffusa, almeno a parole; il pellegrinaggio al santuario è generalmente preceduto dalla salita con le scalette, una ripida rampa di accesso.
Dall’ampio piazzale antistante il santuario si può rimirare l’intera città, in particolare spicca la copertura verde della basilica. Ci sono anche i potenti cannocchiali a moneta; si vede meglio ad occhio nudo, perché non funzionano, ma intanto la moneta se la sono tenuta.
Il piazzale di monte Berico è un luogo ritenuto romantico, offre un panorama affascinante ed è comunque un posto tranquillo.
Se visitate Vicenza e avete un po’ di tempo a disposizione vale sicuramente la pena di spendere un’ora per il teatro olimpico, opera indovinate un po’ di chi, anch’esso patrimonio dell’umanità per l’UNESCO.
Io ci ero andata con la scuola elementare, la scenografia fissa è particolare: un dipinto sul muro che ricrea una prospettiva incredibile, sembra un porticato alto e profondo invece se una figura umana vi si appoggia si realizza che è tutta un’illusione.
In città ci sono due parchi principali: uno molto grande che è il parco Querini, ospita al suo interno un tempietto.
L’anello perimetrale misura circa 1 km; lo ricordo bene per le corse campestri scolastiche ma è anche molto usato per il jogging in generale. Ospita un percorso ginnico attrezzato adatto a tutte le età.
Un passaggio collega il parco direttamente all’ospedale civile; lì andavo a passeggiare con Sofia appena nata e mia mamma, che viveva i suoi ultimi giorni, quando se la sentiva.
L’altro parco è il Giardino Salvi, di estensione minore: nelle ore di educazione fisica a scuola ci portavano spesso a correre li. Ora lo apprezzo d’estate quando la domenica pomeriggio si tengono spettacoli teatrali per i piccini che però piacciono anche ai grandi.
Lì vicino il campo Marzio, che non è un vero e proprio giardino, ma uno spazio aperto frequentato soprattutto a settembre quando ospita il luna park itinerante.
Non posso chiudere la celebrazione di Vicenza senza citare la Rotonda, alias Villa Capra Valmarana, altro patrimonio dell’umanità.
La Rotonda (che non è una rotatoria!!!) si chiama così perché è una casa (villa) che ha le quattro facciate uguali. La si vede dalla Riviera Berica e in primavera è uno spettacolo nello spettacolo, immersa nei fiori che sbocciano spontanei in questa stagione.
La si può anche visitare, ma trattandosi di un’abitazione privata le visite hanno orari molto limitati, e il prezzo dell’ingresso non è popolare.
Nel caso vi suggerisco di limitarvi al giardino, da cui si rimira in tranquillità l’esterno. Ci sono anche delle panchine e nessun limite di tempo, così ci si può godere in santa pace la parte preziosa dell’edificio.
Gli interni sono allestiti tipo palazzo reale al piano terra, in una ricostruzione asettica; il piano superiore invece è chiuso al pubblico.
Ecco, io 5€ per fare entrare qualcuno nell’atrio a casa mia eviterei di chiederli, e anche di farlo entrare.