Parole di Vicenza (e dintorni): Scorlare

Benritornati all’appuntamento circa-settimanale con le espressioni dialettali della mia terra da me interpretate e divulgate ai miei seguaci.

La parola di oggi è scorlare.

Secondo alcuni scorlare deriva da scossare, inteso come imprimere una scossa. 

Scorlare è un verbo che si può tradurre nell’omofono italiano scrollare.

Si scorla la tovaglia dalle briciole dopo mangiato, così come la si scrollerebbe nelle altre regioni di Italia.
Rispetto allo scrollare, grazie all’inversione della O con la R che ammorbidisce il tripudio di consonanti e alla perdita della doppia L, tipica della parlata veneta, lo scorlare è un’azione meno energica.

Inoltre scrollare ha recentemente assunto la connotazione informatica di far scorrere la rotellina del mouse, un micromovimento di basso impatto e molto lineare, che poco ha a che fare con lo scorlare.

Classicamente scorlano i denti da latte prima di cadere, si scorla l’albero per farne cadere i frutti e si scorla il marito addormentato sul divano per risvegliarlo.

Il cane scorla la coda quando scodinzola, si scorla l’uovo di cioccolato per sentire se contiene la sorpresa, non ci si fida a salire su un’impalcatura pericolante perché scorla tutto.


Scorla
la terra quando c’è il terremoto.
Il prodotto dell’azione dello scorlare è lo scorlon, una potente vibrazione impressa da un agente esterno: scorlon diventa quindi sinonimo di scossa tellurica.

Si usa scorlare qualcosa di umido o bagnato al fine di allontanare meccanicamente le gocce d’acqua, quindi i maschietti possono sopperire alla mancanza di carta igienica scorlando, e se poi non c’è nemmeno l’asciugamano scorleranno anche le mani dopo averle lavate. Oppure le possono sguarattare.

Ma questo sarà il prossimo post!

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