La bella e la bestia

Ho letto due pareri su questo film, in prima visione nelle sale cinematografiche.

Due pareri opposti: uno a uno palla al centro. Sofia vede il trailer e mi chiede di accompagnarla a vederlo: detto fatto.

Sono arrivata a 44 anni senza mai aver letto la storia, nè sentita raccontare, nè visto il cartone animato; sono entrata in sala come una bambina, un foglio di carta bianca su cui scrivere. Della trama sapeva più Sofia di me.

È una fiaba rivoluzionaria: per la prima volta il personaggio femminile, futura principessa, è innanzitutto una persona autonoma, che si arrangia a fare le cose, senza necessità di un uomo che la aiuta.

Predilige la lettura a tutte le altre attività a cui si dedicano, almeno nel film, le ragazze della sua età.

Mentre i panni si lavano in una sorta di lavatrice lei legge e insegna a leggere ad una bambina.

Per queste sue inclinazioni viene vista come ‘quella strana’ e diffidata dal creare proseliti.

Il bello del paese, Gaston, è innamorato di lei. Rettifico: Gaston, che resta il bello del paese, ha individuato in lei la preda; non è innamorato perché non condivide nemmeno una delle passioni di Belle, nè ne coglie le qualità migliori. Ha semplicemente deciso che il suo obiettivo è farsela moglie: un trofeo, un remake di Don Rodrigo con Lucia, anche se Belle non è promessa a nessuno (ma la peste è tema di entrambe le storie).

Belle, contrariamente alle varie Cenerentole che sposerebbero il principe solo per il titolo nobiliare ed eventualmente il bell’aspetto, lo rifiuta.

“Non sono ancora pronta ad avere dei bambini” è un’affermazione avanguardistica! (Lorenzin mi leggi?)

Il personaggio di Gaston è emblematico e ben rappresentato: quanti Gaston conosciamo nella vita di ogni giorno? Quante volte riusciamo a varcare la soglia del bell’aspetto e, aperta la confezione variopinta sentire la puzza di marcio? È difficile.

La mia mamma mi diceva di preferire il cattivo allo stupido, perché il primo una volta a settimana si riposa: nel caso del film il cattivo è anche brutto, mentre lo stupido è bello. Gli elementi si confondono e non è sempre immediata la distinzione.

Belle, la storia è nota, si ritrova prigioniera nel castello della bestia, un principe che un incantesimo ha trasformato in una specie di licantropo 24h.

Belle fa di più che rifiutare il bello che non balla: supera la repulsione per un aspetto sgradevole e apprezza le doti intellettive, la generosità e la sensibilità della bestia, e arriva ad innamorarsene.

In questa storia non è il principe (uomo) che deve baciare Biancaneve, o Aurora, cadute nel sonno profondo (detto fra noi: morte! e anche un po’ sventate per il modo in cui lo hanno fatto); tocca a Belle baciare la bestia (un po’ come il ranocchio che solo dopo un bacio assume nuovamente le sembianze umane).

Biancaneve al risveglio non può fare altro che accettare di sposare il principe, in segno di ringraziamento; mentre Belle non accetta ma chiede, anzi esige, di riportare la bestia in vita, per poter restare con lui (che già è innamorato di lei e ammette di poterla perdere piuttosto che tenerla prigioniera).

Ho riconosciuto altri elementi comuni a diverse fiabe famose: il castello di ghiaccio non è lo stesso in cui è confinata Elsa? Che poi è chiara la metafora ghiaccio = difficoltà a esprimere i sentimenti.

I lupi nel bosco, non erano già in Cappuccetto rosso?

E il castello in cui Belle è segregata, priva della sua libertà, mi ricorda un po’ la torre di Rapunzel, in cui la madre la teneva prigioniera.

Lo specchio che conduce Belle a vedere altrove (che la riporta a Parigi dalla madre) non è fratello dello specchio specchio delle mie brame?

Che poi quando Gaston se lo ruba e lo mostra a tutti per far vedere la bestia col suo aspetto terribile mi ricorda un po’ le dirette Facebook: uno stolto che mostra alla folla qualcosa che sembra inconfutabile. Esibisce la fonte del raccapriccio, commenta, aizza.

Ma questa, della diretta Facebook, è una fiaba moderna.

La gente crede a Gaston: lui è bello quindi ciò che dice è vero. Il sillogismo fa’ acqua da tutte le parti, eppure è tristemente quotidiano.

Un altro personaggio degno di nota è LeTont (lefou in lingua originale, el mona in dialetto veneto). Spalla costante di Gaston, di aspetto meno prestante ma decisamente più elegante nel ragionamento.

Cerca di fare riflettere l’amico sulle sue azioni scellerate, lo conforta, lo calma; alla fine lo asseconda sempre, perché ne è innamorato: ma quale altra storia Disney parla di amore gay? Questa è avanti anni luce!

Alla fine del film (dai non è spoiler, credo di essere l’unica che non conosceva la storia e comunque mi aspettavo il lieto fine) gli oggetti animati, che erano persone prima che l’anatema cadesse sulla bestia, ritornano esseri umani: per me è stato un po’ come aver conosciuto dei personaggi nascosti dietro un avatar (Lumiere, Mrs Bric) che si rivelano a fine film, cosa che oggigiorno accade di frequente con i profili virtuali usati nei vari social; e mi sono stupita perché li avevo immaginati diversi, nell’età e nell’aspetto.

Il mio giudizio complessivo è sicuramente positivo anche se forse non troppo adatto ad un pubblico di bambini.

E comunque io la bestia la preferivo in versione animale, l’umano mi sembra quasi banale.

6 Replies to “La bella e la bestia”

  1. La fiaba la conoscevo, ed ho visto anni fa il cartone animato, trovandolo ben fatto. La figura femminile è tutt’altro che passiva (come hai sottolineato tu) e anche per questo motivo è degno di maggiori attenzioni riguardo alle favole tradizionali (Cenerentola, Biancaneve & Co.).
    Non credo vedrò questo remake con attori, e mio figlio è ormai grande per chiedermi di portarlo al cinema per questo genere di film.

    PS (occhio che non era Don Abbondio)

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    1. Le prime scene le ha viste con gli occhi chiusi, alla fine quando c’è la battaglia del popolo di Gaston contro la bestia e gli abitanti del castello tutta raggomitolata su di me. Un conto è la scena disegnata, un conto è la stessa scena con attori umani …
      Però dice che le è piaciuto !

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