Baby boss

In una domenica pomeriggio di maggio che sembra novembre: andiamo al cinema? Tramite l’app dello Space Village prenoto online due biglietti, uno per me e uno per Sofia, scegliendo orario e posti a sedere: che comodità non correre più il rischio di arrivare al cinema e non trovare il posto per lo spettacolo prescelto.

La rotellina sullo schermo dello smartphone gira un bel po’ e poi mi avvisa che ‘Timeout – operazione non riuscita’: fiduciosa ripeto immediatamente la procedura e ottengo lo stesso risultato!

Nella lista prenotazioni non risulta nulla, però per scrupolo verifico la casella di posta e trovo il biglietto in formato .pdf con l’orario della prima prenotazione. Tempo qualche minuto e ricevo anche la mail della seconda.

Avevo fatto una prenotazione per 2 e ora mi ritrovo con 4 biglietti in mano; manca circa un’ora all’inizio dello spettacolo; telefono al numero verde ma accettano solo nuove prenotazioni, nessun codice da digitare per le disdette.

Mi avvio per tempo al multisala, sperando che l’operatore dello sportello sia comprensivo e mi possa stornare l’operazione.

Imbocco le scale che scendono in garage per prendere l’auto, seguita da Sofia e… da Viola, che grida entusiasta ‘si va al cinemaaaa’ e imita la sorella maggiore. Il loro papà, già comodamente piazzato sul divano per seguire ogni curva del motomondiale, certo che Viola avrebbe fatto il riposino pomeridiano, si arrende all’evidenza e abbandona le velleità della domenica relax: tutti al cinema!

Il film di animazione racconta, senza una storia troppo strutturata, cosa accade in una famiglia di tre persone quando arriva un fratellino, confrontando la vita della famiglia a tre e a quattro, l’impatto sui genitori e sul figlio maggiore, paragonando l’alternativa ‘figlio unico’ a quella ‘fratelli’.

In cuor mio ritengo che fosse proprio un film adatto ad una visione comunitaria, sono contenta che Viola e Sofia lo abbiano visto insieme.

Viola si è divertita tantissimo, forse è quella che lo ha apprezzato maggiormente: già dai trailer incitava ‘un altro’ a proseguire la proiezione e non ha mai ceduto al sonno, ha seguito dall’inizio alla fine con immutato entusiasmo, anzi verso la fine si è messa in piedi sulla poltrona a ridere.

Anche Sofia ha apprezzato il lungometraggio e credo che abbia anche assorbito il messaggio.

Quando in famiglia arriva un nuovo elemento succede un po’ come quando si aggiunge un uovo all’impasto della torta.

Dapprima è un corpo estraneo, non c’entra nulla, il composto era già coeso, perchè introdurre un nuovo elemento? poi piano piano, mescolando con pazienza come canta Masha, l’ingrediente si amalgama all’impasto e lo migliora, conferendone elasticità e corpo, ed è impensabile di rimuoverlo. Ci si chiede anzi come si facesse prima, e come si potesse essere convinti che se ne poteva fare a meno, tanto è integrata la sua presenza.

L’ingrediente aggiunto per ultimo non è l’ultimo arrivato, è parte integrante del tutto e ha pari dignità con il resto.

A parte il messaggio, tornando al film, mi è discretamente piaciuto, ma l’ho trovato un po’ monotono, privo di trama, piatto. La versione italiana non vanta l’impreziosimento del doppiaggio di Alec Baldwin e la storia (il boss della grande industria di bambini mandato sulla terra sotto forma di infante) mi è sembrata un po’ forzata.

Bei disegni, belle musiche, pochissimo intreccio, qualche gag divertente.

Se sapessero come fanno i bambini non ne vorrebbero mai uno. Lo stesso si può dire per i wuster.


5 Replies to “Baby boss”

  1. I cinema The Space sono il top. Non solo per le sale extralusso in cui puoi goderti il film più o meno allo stesso prezzo di un cinema di provincia, ma anche per le scelte di programmazione: ci sono tantissimi ottimi film che io ho potuto vedere solo perché il The Space era l’unico cinema della mia città a proiettarlo.

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