Non ditelo allo scrittore 

Cosa? Cosa non deve sapere lo scrittore?

Boh! O meglio, è ininfluente. Il titolo del libro di Alice Basso poteva essere una qualunque sequenza di parole di senso compiuto, perché tanto il contenuto non ci sta dentro nessuna proposizione breve.

Potrebbe essere un poliziesco, o un romanzo d’amore, o un libro nel libro, o un trattato di psicologia.

In realtà è tutto ciò di cui sopra e forse anche di più.

Il libro chiude una trilogia di cui ho scoperto l’esistenza solo a metà della lettura.

Vani Sarca, la protagonista, è una ghost writer con una spiccata sensibilità per comprendere le persone, che per passione collabora anche con la polizia.

Vani ha una personalità schiva, poco incline a socializzare; è cinica e disillusa nei confronti dell’umanità, fatto salvo per pochi eletti.

Molta la carne al fuoco: l’adolescenza di Vani; le sue storie d’amore, remote ed attuali; le sue amicizie; un ghost writer come lei, da smascherare ed addomesticare per il pubblico; un malvivente agli arresti domiciliari da neutralizzare.

Nessuno di questi temi è il principale, sono tutti pretesti per disquisire su argomenti di carattere generale, sulle debolezze delle persone, sui caratteri introversi o spumeggianti.

Avevo già letto un libro che parla di un altro libro (L’ombra del vento, di Carlos Ruis Zafon) e lo sviluppo non mi aveva entusiasmata. In questo caso “Verrò a trovarvi sul lago”, il libro di cui tra le altre cose si racconta, è solo un segnaposto, un oggetto che fa da testimone per una staffetta di considerazioni sull’ambiente editoriale.

Si parla anche di un altro libro, reale questa volta, anzi di una trilogia, quella di Stieg Larsson, che nonostante la sua imponenza e la lentezza della prima parte, ero riuscita a leggere per intero. Vani si paragona per certi aspetti a Lisbeth Salander, facendomi rivalutare a posteriori il personaggio che al tempo non ispirava più che compassione.

Lo stile è fresco, attuale, brillante. I personaggi sono ben caratterizzati. Le storie fluiscono veloci e gradevoli.

Tra le cose che vengono affermate, tanto per dare una sintesi e un assaggio dell’opera, quella che mi ha colpita di più appartiene ad un dialogo tra Vani ed un suo professore, e risale ai tempi del liceo. Il professor Reale confessa a Vani che

Invecchiare non serve a un accidente. Non ti aspettare granché dallo scorrere del tempo. Continuerai a sentirti fuori posto e a non capire come funziona gran parte del mondo. Continuerai a scoprire che c’è gente a cui non piaci senza che tu sappia bene cos’hai fatto di male, e dovrai imparare a conviverci.

Il mio giudizio finale è positivo: uno dei migliori libri che ho letto nell’ultimo anno.

Sono sorpresa di come non sia stato pubblicizzato: io l’ho scoperto per caso; al supermercato ad esempio campeggiava un altro titolo recente, “Dentro l’acqua”, della stessa autrice di un best seller dello scorso anno.

Espositori dedicati, numerosissime copie, impossibile non notarlo. Questo invece lì accanto, in maniera assolutamente anonima. Non ho letto il nuovo di Paula Hawkins, ma ho trovato Alice Basso molto più meritevole.

Così mi sono fatta l’idea che, anche se il libro lo ha scritto proprio lei, si possa considerare un po’ un’autrice fantasma, la ghost writer di se stessa.

Probabilmente, proprio come racconta nel libro, per essere autori di successo bisogna, oltre che saper scrivere, essere in grado di presenziare alle occasioni pubbliche: rispondere alle domande dei lettori, anche quelle più banali e scontate, proporsi in veste ufficiale, accettare gli incontri con chi non si desidera avere attorno, sforzarsi di piacere al mondo.

Ruolo che Vani Sarca fa fatica a rivestire, e di cui realizza i limiti riflettendosi nell’ancor più scontroso Marotta, il ghost writer di “Verrò a trovarvi sul lago”.

Ho concluso pertanto che ciò che non bisogna dire allo scrittore è che, oltre che scrivere, deve saper sostenere una parte che probabilmente gli va stretta.

O forse il titolo più azzeccato è “Non ditelo al lettore”, inteso come totale assenza di pubblicità per un così bel romanzo.

9 Replies to “Non ditelo allo scrittore ”

  1. Io sono dell’idea che, purtroppo, in ambito letterario e musicale ci siano infinite composizioni a noi sconosciute che potrebbero piacerci, ma che non potremo mai conoscere.
    Questo innanzitutto perché non possiamo certamente passare tutta la nostra vita a leggere e ascoltare musica, 24 ore al giorno, e poi perché alla fine potremo conoscere facilmente solo i libri e le canzoni che ci verranno proposte.
    Libri e dischi nascosti ce ne saranno sempre, sta a noi rimuovere la terra che li copre e dissotterrarli.

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